MILANO - «Perché non facciamo una radio anche noi?». Una domanda che era un ordine. Alfredo Maiocchi, presidente del Circolo Ambrosiano, la fece al suo vice Tullio Barbato. Correva l’anno 1975. In poco tempo venne allestita una stazione «sperimentale»: 6 ore al giorno di trasmissione, per alcuni mesi. Fino al 4 marzo 1976, quando nacque ufficialmente Radio Meneghina. L’unica radio autenticamente milanese, che non ha mai smarrito lo spirito originale. E che ha ancora lo stesso direttore, Barbato appunto, e ai microfoni sempre alcuni dei primi conduttori. Un’emittente d’identità, pensata quando la politica non si occupava di certi argomenti e che non si è mai fatta inglobare dalla politica.
Domani festeggerà, sui 91,95 MHz FM, 31 anni. E il Ghino, diminutivo di Meneghino, la mascotte disegnata nel ’77 da Davis Scalzulli, strizza l’occhio agli ascoltatori con immutata allegria. «Certo – racconta Barbato, 71 anni portati con la passione di un trentenne – i tempi sono cambiati. Una volta bastavano 200 watt per arrivare a Bologna. Oggi tutti usano trasmettitori potentissimi e costosi. Così le frequenze sono nel caos e fare sentire la nostra voce non e facile». Ma hanno avuto coraggio. Non hanno mai ceduto alla comodità di fare una radio musicale, del tipo canzonette tutte uguali e via.
Hanno scelto un palinsesto di parole: informazione locale, arte, cultura, teatro dialettale, canzone meneghina. Non hanno fatto soldi, ma i loro 100 programmi settimanali, di 30 minuti l’uno, sono seguiti da 188mila milanesi.
«Dalle notizie ai programmi culturali seguiamo sempre la stessa regola – spiega il direttore –: trattiamo tutto con rigore, ma cerchiamo di proporlo come un vicino di casa che ti racconta una storia».
Linguaggio diretto, piano e chiaro. Ecco il segreto. Tempo fa una portinaia di via Ovada ha telefonato chiedendo: «La filosofia di cui parlate alla radio è la stessa che si studia a scuola?». «Certo», hanno risposto. «Ma allora – è stata la replica – perché mio figlio dice che è così difficile? A me piace tanto». Quando la radio libera la mente.
(Giampiero Bernardini, Avvenire 3 marzo 2007)
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Se una radio è milanese davvero non può dimenticare i nuovi milanesi. Per questo Radio Meneghina si rivolge anche agli stranieri che vivono qui. In questo periodo ospita quattro trasmissioni, due di peruviani, una di brasiliani e una di filippini. Programmi che si affiancano a quelli in milanese, che vengono seguiti anche all’estero, via Internet (www.radiomeneghina.it) da chi è nato sotto la Madonnina ma è emigrato per scelta o per necessità. «E capita - racconta il direttore Barbato – che ti scriva una ascoltatore dall’Argentina e che poi si scopra che abbiamo giocato insieme da ragazzini in via Stendhal».
Un’antenna come questa non può non dare spazio alla grande tradizione del teatro. Tra i suoi collaboratori anche Piero Mazzarella, Carletto Colombo, Mario Barillà. E dalla modulazione di frequenza alle iniziative nei teatri il passo è breve. Ma oltre a organizzare spettacoli, concorsi di prosa e poesia, festival di canzoni dialettali, cabaret, feste, «la banda del Ghino» publica libri e cd. E promuove viaggi e vacanze. «È una radio locale – dicono – ma non rinuncia a un respiro internazionale».
(Giampiero Bernardini, Avvenire 3 marzo 2007)
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