«Strumento per la libera comunicazione del messaggio del Papa a tutto il mondo». È la Radio Vaticana secondo la definizione di padre Federico Lombardi, gesuita, dal 5 novembre scorso direttore generale dopo quasi un quindicennio trascorso nel ruolo di direttore dei programmi. L'emittente pontificia compie 75 anni oggi, avendo iniziato le trasmissioni il 12 febbraio 1931, con il primo radiomessaggio, in latino, di Pio XI. «Unità, pace, verità, amore» restano le caratteristiche di fondo del servizio della Radio Vaticana alla Chiesa universale, in un'epoca in cui la radiofonia sta trovando nuovo spazio e nuova vita, dopo anni in cui sembrava schiacciata dalla televisione. Per l'emittente della Santa Sede, per statuto affidata alla Compagnia di Gesù, il servizio alla Chiesa universale si realizza all'insegna della «multiculturalità e del multilinguismo».
«Come la Chiesa è per sua natura universale - precisa padre Lombardi - così l'emittente è originariamente universale, non legata ad un punto di vista, italiano o eurocentrico. Fa parte della nostra stessa identità l'essere capaci di integrare in un'unica missione le differenti culture, per vincere la sfida di riuscire a tradurre un messaggio comune in culture e lingue diverse ed in maniera adeguata ed appropriata rispetto ai diversi contesti. Proprio la consapevolezza che tutti noi abbiamo della missione e dei compiti che dobbiamo svolgere costituisce il presupposto per realizzare una buona integrazione».
A questo proposito, padre Lombardi rileva l'importante ruolo dei laici, che costituiscono la maggioranza del personale e l'integrazione che viene realizzata con i gesuiti e i sacerdoti diocesani che collaborano. Se 75 anni non sono pochi, il patrimonio di esperienze e conoscenze acquisite si deve confrontare con le nuove sfide, tecnologiche e contenutistiche, dell'immediato futuro. Per quanto riguarda i contenuti della programmazione, si tratta di «individuare delle frontiere importanti nel mondo di oggi, quali possono essere il dialogo con le altre culture e religioni, sapersi rivolgere ai popoli dell'Asia, tenere conto dei bisogni dell'Africa, essere
attenti alle potenzialità dell'America Latina, tutti settori su cui ci sentiamo in prima linea». L'altra grande sfida riguarda la tecnologia, dal satellite agli sviluppi di internet, che offrono possibilità nuove ed in parte ancora inedite per un'effettiva possibilità di rivolgersi a tutto il mondo.
«Quindici anni fa - precisa padre Lombardi - siamo entrati nell'era delle comunicazioni via satellite, oggi invece ci sfida la comunicazione attraverso internet. Irrompono veramente delle frontiere nuove e lo sviluppo che ad esempio stiamo imprimendo al sito, come vettore della multilinguisticità ed universalità della radio, ci sta ponendo per davvero in prima fila all'interno di tutta la Chiesa».
Ma senza dimenticare i più poveri, che in questo caso vuol dire tutti coloro che subiscono il «divario digitale». «Non dobbiamo dimenticare di fornire un'offerta alla portata effettiva dei nostri potenziali ascoltatori. Per chi non può dotarsi di strutture tecnologiche comunque
costose, poco diffuse o poco di massa fuori dall'Occidente, la Radio Vaticana
continua a rendersi disponibile sulle onde corte, primo veicolo di trasmissione
e di ascolto, pur sperimentando anche in questo ambito nuove tecnologie digitali».
L'altra sfida, che dura da 75 anni e prosegue, è di coniugare sviluppo e risorse economiche disponibili. Qui si vince «seguendo la convinzione di avere un messaggio importante da offrire. Una convinzione capace di alimentare impegno e creatività per trovare soluzioni efficaci e positive in uno scenario di grande economia di risorse».
di Fabrizio Mastrofini - Avvenire 12 febbraio 2006
Altre informazioni (audio)
Il museo della radio Vaticana
venerdì, febbraio 17, 2006
I 75 anni della Radio Vaticana - intervista
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