mercoledì, settembre 15, 2010

CW - La storia del Morse



Il ticchettio creato da un pittore per volare sui mari

All’ingresso dell’area sulle telecomunicazioni, nel Museo nazionale della scienza e della tecnologia «Leonardo da Vinci» di Milano, uno dei primi strumenti esposti è il telegrafo.
Con il tasto Morse il visitatore può trasmettere il suo messaggio a una manciata di metri di distanza, nella sala delle reti che ospita centralini telefonici e impianti di trasmissione. «Abbiamo voluto mostrare come telegrafo e telefono si intreccino nella storia», spiega Massimo Temporelli, curatore del Dipartimento comunicazione del museo.

Del resto la telegrafia nasce su una nave, quella che nel 1832 riportava il pittore Samuel Morse - nella foto - (1791-1872) negli Stati Uniti dopo un tour in Europa. «È qui che ha l’intuizione di unire il disegno con l’elettromagnetismo di cui aveva scoperto dettagli e fenomeni durante il viaggio – racconta Temporelli –. Di fatto, con la sua invenzione, Morse avvicina il vecchio continente con il nuovo, prima idealmente e poi fisicamente grazie al primo collegamento telegrafico tra Stati Uniti e Europa del 1866».

Il congegno che comunica con il famoso codice di punti e linee soppianta ben presto i precedenti telegrafi ad aghi. In Italia la linea del debutto è quella fra Livorno e Pisa del 1847. Lo stesso anno Morse, finalmente ricco grazie ai suoi brevetti, compra una tenuta a Poughkeepsie, nello Stato di New York, che ribattezza Locust Grove e che oggi è una casa-museo in cui rivive la storia del telegrafo. Nel nostro Paese il nuovo sistema si afferma in pochi anni. «E la rete telegrafica – afferma Temporelli – sarà la prima importante infrastruttura di comunicazione che unirà l’intera Penisola».

Poi, con le onde radio di Guglielmo Marconi, la telegrafia sbarca nell’etere. Corre l’anno 1895. «Il suo tramonto – conclude Temporelli – comincia dopo la prima guerra mondiale, quando il telefono diventa interurbano e si amplia la sua portata al di là dei confini delle singole città. Comunque un residuo dell’invenzione di Morse resta il telegramma, considerato un vero e proprio atto ufficiale rispetto alle comunicazioni vocali».

di Giacomo Gambassi (Avvenire, inserto Agorà, 12 settembre 2010)

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