Scene di Guerra fredda. Già viste. Un regime per sopravvivere deve nascondere la realtà. Per farlo deve censurare i media. Con quelli nazionali è facile. Con internet si può fare, anche se qualcosa sfugge sempre al controllo. Ma oscurare le radio in onde corte e le trasmissioni audio-video via satellite è più complesso. Occorre ricorrere alla pirateria mediatica. Ed è quello che sta succedendo in Iran, dove si sta combattendo su tre fronti.
La «disinformazione
«Sono stata influenzata dalla televisione inglese. Mi hanno fatto credere cose false. Le loro menzogne mi hanno spinto a scendere in strada a protestare. Ma non c’era la polizia, nessuno ci ha minacciati, però abbiamo iniziato a dare fuoco alle automobili». È una donna a parlare, alla tv iraniana. Uno dei tanti testimoni ad hoc sfilati in questi giorni davanti alle telecamere per demonizzare l’informazione straniera in particolare. «Un complotto contro Teheran a base di menzogne che hanno ingannato i giovani», hanno ripetuto i vertici del regime. Racconti estorti o resi da “attori” per toglier credibilità all’inglese Bbc, soprattutto, ma anche alla Voice of America e a Radio Farda, la radio in lingua farsi finanziata dal Congresso statunitense che si rivolge ai giovani iraniani. L’ayatollah Ali Khamenei, ha accusato i media internazionali di condurre una guerra di psicologia mediatica contro la Repubblica islamica «fomentando l’odio con le menzogne».
Zittire le radio a onde corte
Le radio in onde medie e onde corte che portano notizie sgradite devono essere zittite. Per farlo Teheran ha messo in campo una tecnica già usata in modo massiccio dall’Unione sovietica in passato e dalla Cina oggi: il «jamming». Potenti trasmettitori che irradiano sulla stessa frequenza del nemico, mandando in onda rumore oppure musica ricca di acuti in modo da impedire la ricezione dei programmi in arrivo dall’estero. La strategia del «jamming» è già stata utilizzata dal regime di Teheran nel 1999, durante le manifestazioni studentesche, e nel 2005, dopo le elezioni presidenziali. Gli inglesi hanno subito messo in campo 17 nuove frequenze, svariati trasmettitori «superopower» da 250 e 500 kW in Paesi, come Cipro, poco distanti dall’Iran. Stessa cosa hanno fatto la Voa e Radio Farda.
La battaglia dei satelliti
Lo scontro si sposta nello spazio. Il nemico è in orbita. Sono i satelliti che ritrasmettono i segnali tv ma anche radio. Il regime di Teheran si è subito reso conto, con rabbia, che la tv della Bbc raccontava fedelmente quanto stava accadendo nelle piazze. E che erano tanti i telespettatori iraniani. Mostrava le immagini, i filmati. Prove incontrovertibili della brutale repressione in atto. Ragazze picchiate e uccise. Cariche, inseguimenti, pestaggi. Così quasi subito si è iniziato a «sparare» contro i satelliti nemici. Segnali ad alta potenza, sulle frequenze «uplink» del satellite da accecare. Questi sono entrati in competizione con il segnale dell’emittente in arrivo da terra, disturbando la ricezione (e quindi la ritrasmissione) da parte del satellite del programma verso Teheran.
La Bbc ha dovuto fare ricorso a due satelliti aggiuntivi, la Voa ha messo in azione contemporanea 5 satelliti e Radio Farda ha utilizzato ulteriori 4 satelliti presenti nei cieli del Medio Oriente. Una risposta massiccia che pare avere avuto dei risultati.
di Giampiero Bernardini su Avvenire del 30 giugno 2009
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