La televisione non è riuscita a oscurarla. Internet nemmeno. Nonostante i facili profeti di sventura, l'invenzione di Guglielmo Marconi non solo è sopravvissuta ai concorrenti mediatici, ma conosce una nuova giovinezza. Un mezzo tanto vecchio, quanto capace di innovarsi. E alla sua ombra prosperano i radioamatori. Quegli appassionati che in troppi immaginano come dei chiacchieroni, perditempo, attaccati a un microfono. Negati per il computer, magari stravaganti e coi capelli scompigliati da inventore pazzo. Sbagliato. I radioamatori, in gergo Om, dall'inglese old man, sono tutt'altra cosa. E soprattutto sono spesso persone di cultura, all'avanguardia sul fronte della tecnologia. Anzi contribuiscono a farla
sviluppare.
«In gran parte sono delle persone curiose, a cui piace sperimentare - dice Claudio Re, ingegnere, direttore (tecnico) delle reti di Radio Maria nel mondo, radioamatore con nominativo i1rfq, titolare della innovativa Sistel -. La comunicazione è un corollario. Non è fine a se stessa. La curiosità poi si trasferisce nel lavoro. Spinge, anzi, a fare certi lavori. Dove c'è ricerca c'è un radioamatore. Un esempio? La Nasa». Non a caso anche Paolo Nespoli, l'astronauta italiano, in forza all'Esa, ente spaziale europeo, volato con lo Shuttle fino alla Stazione spaziale internazionale, è uno del gruppo, iz0jpa. E non è un caso che lassù, sulla stazione orbitante, ci siano delle radio operanti sulle frequenze amatoriali dei 144 e 432 MHz. Così a fine ottobre Nespoli si è collegato con alcune scuole e università. Ad ascoltare la conversazione anche gli studenti di altre scuole sparse per l'Italia. Tante le domande. Si è parlato
di astronautica, fisica, astronomia, ma anche di pace e di cultura.
Il legame tra passione e formazione scolastica si stringe. «Per i giovani la passione per la radio spesso rappresenta uno stimolo ad approfondire gli studi scientifici e tecnologici - osserva Michele D'Amico, iz2eas, professore associato al Politecnico di Milano, docente di campi elettromagnetici ed esperto tra l'altro di radarmeteorologia -. Il ragazzo è spinto a tentare le autocostruzioni, dai ricevitori alle antenne. E la pratica lo porta ad approfondire la teoria. Impara a verificare le sue conoscenze e le sue idee. Stimola la creatività». E questo appare sempre più importante in una fase in cui le iscrizioni alle facoltà scientifiche e a ingegneria sono in continuo calo. Si salva solo ingegneria gestionale, legata più al management aziendale, non alla ricerca.
Quanto le parole del professor D'Amico siano vere lo dimostra la storia di Nico Palermo, iv3nwv. A 11 anni giocava con la radio. Vent'anni più tardi, dopo aver fatto Ingegneria a Trieste e aver lavorato alla Siemens, ha costruito la sua prima radio. E dopo aver lavorato nel campo biomedico, ora ha una sua azienda e costruisce il Perseus, un ricevitore dalle caratteristiche elevate e, sembra incredibile, poco costoso.
E qui viene il bello. L'Italia, grazie a un gruppo di radioamatori ingegnosi, è tornata all'avanguardia in questo settore delle telecomunicazioni. La tecnologia è quella dell'Sdr, software defined radio. Un termine che sta a indicare un apparato radio senza più valvole o transistor, manopole, bottoni e accordatori. Uno scatolotto, valore meno di mille euro, che viene collegato al computer e che sfrutta le potenzialità di questo per offrire prestazioni paragonabili o superiori a radio tradizionali, riceventi o trasmittenti, del valore di 10mila o più euro. I giapponesi sono rimasti indietro. Il confronto è solo con gli americani, che però sembrano perdere terreno. Nel nostro Paese sono già diverse le aziende impegnate nel settore. Come la Elad, oppure la Microtelecom di Nico Palermo. O ancora lo stesso Claudio Re, che ha sviluppato l'italianissimo CiaoRadio H101, e che presto presenterà l'ancora più innovativo H102.
Questa corsa è collegata allo sviluppo di programmi software sempre più sofisticati, che vedono in prima linea ancora altri radiomatori italiani, come Oscar Steila, ik1xpv, e Alberto Di Bene, i2phd, che ormai godono di fama internazionale. La cosa non è passata inosservata nelle aziende che contano nel mondo, la tedesca Rohde & Schwarz, la Ferrari della radio, ha iniziato a produrre ricevitori SDR prefessionali a uso civile e militare. A costi però inaccessibili.
Ma tutto passa anche dallo studio. L'Associazione radioamatori italiani ne è convinta. «Gli insegnanti "Om" sono tantissimi - spiega Nicola Sanna, i0nsy, presidente dell'Ari e direttore di Radio Rivista -, due anni fa abbiamo siglato una convenzione a Roma per entrare nelle scuole, dalle elementari agli atenei. Il progetto, noto come "La radio a scuola", è piaciuto così tanto che lo stanno riprendendo anche in Slovenia e in Romania. E se ne stanno interessando negli Stati Uniti».
«La radio tra i banchi si presta a un lavoro interdisciplinare e per gli studenti è molto coinvolgente», spiega Fabio Tagetti, docente d'Inglese all'Istituto Silva di Legnago ed esperto d'area del ministero della Pubblica Istruzione. Al suo attivo ha pure un volume, "Imparare l'inglese con radio, tv e internet", edito da Il Rostro. «Il progetto dell'Ari - riprende - da una parte ha finalità linguistiche e culturali, dall'altra si presta allo studio della fisica, dell'informatica e della tecnologia, anche nei suoi ambiti più avanzati, come le "convergenze digitali", quelle che stanno cambiando il mondo dei media. O aiuta a studiare la meteorologia, leggendo un fax meteo ricevuto via etere. Infine insegna ad aprirsi al mondo e a "capire" le notizie, confrontando, ad esempio, anche i notiziari in italiano di Rai, Radio Vaticana,
Radio Cina internazionale, Radio Romania internazionale e altri».
Studiando e sperimentando qualcuno potrebbe anche diventare un Premio Nobel. Come il radioamatore, esperto in comunicazioni estreme (anche sfruttando le riflessioni lunari) e astrofisico Joseph H. Taylor jr, k1jt, che ha ricevuto il riconoscimento nel 1993 per la scoperta di un nuovo tipo di stella pulsar.
(Pubblicato su Avvenire, 16-11-2007)
mercoledì, agosto 26, 2009
La seconda giovinezza della radio
martedì, luglio 28, 2009
Bande tropicali: radio in estinzione
sabato, luglio 11, 2009
Radio pirata, il libro
La diffusione del Rock'n'Roll in Europa inizia nei primi anni sessanta a bordo della nave che ospitò Radio Caroline, storica emittente pirata che per prima affrontò le gelide acque del Nord per trasmettere musica libera e messaggi di pace. In queste pagine si racconta di quei valorosi dj e di quegli uomini che finanziarono e inventarono il mondo delle emittenti pirata rivoluzionando per sempre il mondo della radio in Europa. Oggi sono ancora attive centinaia di stazioni illegali che sfidano le leggi dell’etere. Dietro ogni radio, la storia di conduttori che costruiscono antenne e trasmettitori per lanciare segnali di libertà via radio, una pratica che unisce musica e comunicazione permettendo la nascita di nuovi linguaggi.
Titolo: Radio pirata. Rock, libertà, trasgressione e nuovi linguaggi radiofonici. Le straordinarie imprese dei bucanieri dell'etere
Autore: Borgnino Andrea - Prezzo: € 14,90 - Editore: Paolo Persiani Editore
si può acquistare on line su IBS.it
oppure su Hoepli.it
martedì, giugno 30, 2009
Iran, la guerra dell'informazione
La «disinformazione
«Sono stata influenzata dalla televisione inglese. Mi hanno fatto credere cose false. Le loro menzogne mi hanno spinto a scendere in strada a protestare. Ma non c’era la polizia, nessuno ci ha minacciati, però abbiamo iniziato a dare fuoco alle automobili». È una donna a parlare, alla tv iraniana. Uno dei tanti testimoni ad hoc sfilati in questi giorni davanti alle telecamere per demonizzare l’informazione straniera in particolare. «Un complotto contro Teheran a base di menzogne che hanno ingannato i giovani», hanno ripetuto i vertici del regime. Racconti estorti o resi da “attori” per toglier credibilità all’inglese Bbc, soprattutto, ma anche alla Voice of America e a Radio Farda, la radio in lingua farsi finanziata dal Congresso statunitense che si rivolge ai giovani iraniani. L’ayatollah Ali Khamenei, ha accusato i media internazionali di condurre una guerra di psicologia mediatica contro la Repubblica islamica «fomentando l’odio con le menzogne».
Zittire le radio a onde corte
Le radio in onde medie e onde corte che portano notizie sgradite devono essere zittite. Per farlo Teheran ha messo in campo una tecnica già usata in modo massiccio dall’Unione sovietica in passato e dalla Cina oggi: il «jamming». Potenti trasmettitori che irradiano sulla stessa frequenza del nemico, mandando in onda rumore oppure musica ricca di acuti in modo da impedire la ricezione dei programmi in arrivo dall’estero. La strategia del «jamming» è già stata utilizzata dal regime di Teheran nel 1999, durante le manifestazioni studentesche, e nel 2005, dopo le elezioni presidenziali. Gli inglesi hanno subito messo in campo 17 nuove frequenze, svariati trasmettitori «superopower» da 250 e 500 kW in Paesi, come Cipro, poco distanti dall’Iran. Stessa cosa hanno fatto la Voa e Radio Farda.
La battaglia dei satelliti
Lo scontro si sposta nello spazio. Il nemico è in orbita. Sono i satelliti che ritrasmettono i segnali tv ma anche radio. Il regime di Teheran si è subito reso conto, con rabbia, che la tv della Bbc raccontava fedelmente quanto stava accadendo nelle piazze. E che erano tanti i telespettatori iraniani. Mostrava le immagini, i filmati. Prove incontrovertibili della brutale repressione in atto. Ragazze picchiate e uccise. Cariche, inseguimenti, pestaggi. Così quasi subito si è iniziato a «sparare» contro i satelliti nemici. Segnali ad alta potenza, sulle frequenze «uplink» del satellite da accecare. Questi sono entrati in competizione con il segnale dell’emittente in arrivo da terra, disturbando la ricezione (e quindi la ritrasmissione) da parte del satellite del programma verso Teheran.
La Bbc ha dovuto fare ricorso a due satelliti aggiuntivi, la Voa ha messo in azione contemporanea 5 satelliti e Radio Farda ha utilizzato ulteriori 4 satelliti presenti nei cieli del Medio Oriente. Una risposta massiccia che pare avere avuto dei risultati.
di Giampiero Bernardini su Avvenire del 30 giugno 2009
sabato, aprile 04, 2009
I nuovi 40 metri dei radioamatori
Il 29 marzo è scattato il nuovo Band plan che assegna anche ai radioamatori non americani anche la fetta dei 40 metri tra 7100 e 7200 kHz.
Le stazioni broadcasting hanno così lasciato questo segmento. Qualcuna subito, altre con un paio di giorni di ritardo. Qualcun’altra ha invece resta. Si tratta di stazioni domestiche. Quindi si apre la possibilità per noi ascoltatori di poter seguire qualche emittente prima piuttosto interferita. Inoltre è arrivata una nuova stazione, Radio Hargheisa, dalla Somalia che si è posizionata qui, vicino alle emittenti di Etiopia ed Eritrea. Insomma questa è la banda del Corno d’Africa.
Un primo bandscan fatto a Milano lo trovate sul blog onde corte
Chi è interessato ai monitoraggi degli "intrusi" nelle bande amatoriali può visitare il sito www.iarums-r1.org e poi cliccare su latest intruder news (sulla sinistra)
venerdì, gennaio 02, 2009
531 kHz, Svizzera addio
Dario Monferini via PlayDX
Azerbaijan, stretta alle radio straniere
Source: www.radionetherlands.nl
via HCDX by Jaisakthivel, Chennai, India
Per saperne di più vedi Azerbaijan su Wikipedia