La Rai ha abbandonato le onde corte. Il 30 settembre sono cessate le trasmissioni per l’estero. Dal punto di vista storico per il nostro Paese finisce un’epoca, quella di Marconi. E ne dovrebbe iniziare un’altra, quella digitale. Dal punto di vista della comunicazione, invece, l’Italia abbandona di fatto il Terzo Mondo. E non comunica più con i Paesi del Nord Africa.
Questione di costi, ma non si parla di quelli della casta
Il direttore di Rai International parla di un risparmio di 18 milioni di euro. Denaro che potrà essere destinato alla tv e a internet. La decisione appare bipartisan, perché il processo di smantellamento del settore è iniziato con la legge Gasparri del 3 maggio 2004, che nella convenzione tra ente radiotelevisivo e governo ha fatto sparire le onde corte per l’estero. E si conclude con Prodi. La notizia della chiusura era diventata ormai certa verso la fine di settembre quando erano stati spenti due relay, i potenti ripetitori di Singapore e dell’isola di Ascensione, nell’Atlantico, che irradiavano verso Sud America, Africa e Australia. Immediata la reazione dei sindacati, poi rassicurati dall’azienda, preoccupati per il futuro di 45 dipendenti, tra tecnici e annunciatori traduttori madrelingua, oltre a diversi contratti a termine. In tutto erano 26 le lingue utilizzate per le trasmissioni all’estero. Secondo i dirigenti di viale Mazzini notiziari e programmi continueranno ad essere diffusi, almeno in parte, via tv satellitare e web. Dovrebbe arrivare anche un Tg in spagnolo.
L'esempio straniero non seguito
La decisione segue, in apparenza, quanto deciso da altre grandi compagnie radiofoniche nazionali. Dalla Voa alla Bbc, fino a Radio France international hanno ridotto le trasmissioni in onda corta, passando alle nuove tecnologie. Ma questo solo per le aree ricche e tecnologicamente avanzate. Nord America, Europa, Australia, Giappone. Là dove si dispone di computer e di collegamenti veloci. Del resto anche buona parte dell’Italia è ancora priva del collegamento a internet via Adsl.
La radio libera la mente
Per il resto del mondo la radio tradizionale, spesso piccola e facilmente trasportabile, continua a essere l’unico strumento per avere notizie. A basso costo, anche perché la Cina sta invadendo il mondo con radioline di buona qualità a prezzi stracciati. E in Africa è ormai avviata la produzione di radio a manovella, che non hanno bisogno delle pile. Ecco quindi che se la Bbc ha tagliato verso gli Usa ha aumentato le trasmissioni in arabo. E il governo degli Stati Uniti ha lanciato nuove radio in onde corte, medie e Fm: Radio Sawa, in arabo, e Radio Farda in farsi. Obiettivo: parlare ai giovani islamici.
Internet, la censura facile
E se internet può essere facilmente censurabile e controllabile, come sta accadendo in Cina con le complicità delle grandi aziende informatiche del Nord America, le onde radio lo sono meno facilmente. Lo dimostra il caso di Democratic voice of Burma, con gli studi in Norvegia, che riesce a perforare la feroce censura militare del Myanmar. E proprio in questi giorni nel Paese asiatico sono andate a ruba le radio con le onde corte, per avere, dall’estero, informazioni non censurate sulla protesta popolare e la repressione del regime.
Politica estera, se ci sei batti un colpo
Tornando all’Italia, con questa scelta il nostro governo rischia di privarsi di uno strumento importante di politica estera. Razionalizzare è necessario, ma rinunciare a dialogare con chi vive sulla sponda sud del Mediterraneo, con i nostri vicini, può non essere saggio. Nel caso specifico, vista la nostra posizione geografica, non sarebbe particolarmente costoso. E oltre alle onde corte si potrebbero usare le onde medie, con le antenne in Sicilia o nelle sue isole minori. Basterebbe avere una politica estera.
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