venerdì, novembre 26, 2010

Play DX: 36 anni e 1500 numeri

Grande festa per i 36 anni di PlayDX. Il bollettino cartaceo settimanale dedicato al radioascolto più longevo al mondo è giunto ormai al numero 1500. Un record dovuto alla costanza del DX editor, Dario Monferini, da anni compagno di merende radiofoniche all'Abetone, Bocca di Magra, Nevache. Dario è anche il DX editor più baffuto al mondo. Non a caso dagli amici è soprannominato "il Tricheco".

Un resoconto della magnata mondana del 20 novembre, data di pubblicazione anche del numero 1500, la potete trovare sul blog DiarioRadio. Si consiglia sana e robusta costituzione. Il DX editor è riconoscibile appunto dai baffoni e dallo stile magnereccio.

Blog DiarioRadio

giovedì, novembre 25, 2010

A congresso le radio cattoliche latinoamericane

Los días 29 y 30 de noviembre, en San José (Costa Rica), se llevará a cabo el Congreso Centroamericano de Radios Católicas "Misión Continental, Radio 24 horas", organizado por el Departamento de Comunicación del Consejo Episcopal Latinoamericano (CELAM).

Según informaron desde la Oficina de Comunicaciones del CELAM, el encuentro está dirigido a los delegados de comunicación de las conferencias episcopales de Centro América y México, productores de radio, responsables de contenido y programación y locutores de las emisoras católicas.

El objetivo será "favorecer procesos de investigación sobre la realidad de la radio en América Latina y el Caribe, su identidad y misión, en orden a unificar esfuerzos de integración, intercambio de contenidos y promoción de valores evangélicos en los pueblos latinoamericanos, a la luz de Aparecida".

Los temas que se abordarán giran en torno a la identidad y misión de la radio católica, realidad de la radio católica en América Latina y el Caribe, a cargo del secretario ejecutivo del Departamento de Comunicaciones del CELAM, padre Carlos Arturo Quintero.

Durante el encuentro, se realizará un taller de producción radiofónica denominado: "Misión Continental: Radio 24 horas", en el que se ofrecerá una propuesta pedagógica e integral orientada a la producción de una serie radiofónica de cuatro programas sobre la Misión Continental, que corresponde a las cuatro regionales de América Latina y del Caribe.

La sede del Congreso será la Casa Pastoral "María Inés Teresa Arias", de las hermanas Clarisas.

lunedì, novembre 08, 2010

Sulle Orobie si ascolta meglio



Un blog davvero ben fatto. Semplice e pulito. Aggiornato di continuo con tante info rapide e utili. E' quello dell'Air Gruppo Orobico, un gruppo di lombardi appassionati del radioascolto, con lo spirito giusto. Un mix di passione, curiosità e amicizia. Da vedere ---CLICCA QUI---

venerdì, novembre 05, 2010

La RAE non deve chiudere, scriviamo

I trasmettitori della RAE, Radio Argentina al Exterior, sono messi male. Uno dei due operanti su 11710 e 15345 potrebbe essere messo presto fuori servizio in attesa di riparazioni. Ma il governo non intende investire denaro per le trasmissioni in onde corte. Insomma si rischia di andare verso la chiusura del servizio in onde corte. Dalla redazione si chiede agli ascoltatori di sostenere le ragioni della RAE e di scrivere per chiedere che il servizio vada avanti. Lo si può fare anche per mail all'indirizzo dxrae2010-at-gmail.com

Ecco una lettera girata sul gruppo di PlayDX

A finales de este año, uno de los transmisores que se realizan en las transmisiones de onda corta de la RAE, por 11.710 y 15.345 kHz, ya no se utilizan, al menos temporalmente, por razones técnicas.
Ante la posibilidad de que esto podría afectar nuestra prestación de servicios y por lo tanto escuchar nuestros programas de onda corta, le pedimos a nuestros oyentes que envíen cartas o correos electrónicos expresando su preocupación por la continuación de los transmisores de onda corta y la calidad de estas emisiones.
Escriba, por favor, por nuestra dirección postal

PO Box 555 -
CEP: C1000WAF,
Buenos Aires,
Argentina

o al siguiente e-mail: dxrae2010 (((@))) gmail.com

Muchas gracias y un abrazo,

Ascolta la RAE

Le QSL della RAE

Le radio in Italiano (con diverse assenze)

E' stato aggiornata la pagina web di Marcello Casali dedicata alle trasmissioni in italiano. Interessante, anche se manca di tutte le emittenti di tipo religioso. Una carenza voluta (ideologica?) che penalizza un po' questo link. clicca

venerdì, ottobre 22, 2010

DRM+ La sperimentazione a Torino


La sperimentazione del DRM+ a Torino è andata bene. Il convegno poi ha fatto il punto sulle emissioni in DRM+ in VHF.

In questo caso si è usata la frequenza di 55.8 MHz, VHF banda I, con una decina di w erp irradiati con una antenna ground plane da Torino Torre Bert. Un'auto attrezzata ha portato i partecipanti a fare un tour cittadino per mostrare come il segnale veniva ricevuto.

E' arrivato anche il primo rapporto di ascolto, firmato dal DXer torinese Paolo Romani che ha utilizzato l'uscita IF del suo AOR AR5000, inviando il segnale al Perseus e utilizzando i software Ratemonkey e Sodira v0.85

Ecco tre foto della giornata torinese on field. Il tipo che vedete alla guida dell'auto sperimentale è Claudio Re, ingegnere capo di Radio Maria World Family. Le immagini sono state gentilmente concesse dal DXer Angelo Brunero, che ha partecipato all'evento.





giovedì, ottobre 21, 2010

Svizzera addio

Il 3 dicembre, alle 2359, ora locale svizzera si spegnerà definitivamente il TX di Sottens - Option Musique su 765 KHz in onde medie.

Nel sito di Andrea Stumpf sarà disponibile l'ultimo "respiro" del trasmettitore, come già fatto per Monteceneri 558 KHz e Beromünster 531 KHz, anche loro andati in pensione.

Leggi il comunicato ufficiale

da Andrea Stumpf via PlayDx

martedì, ottobre 19, 2010

Radio 10 Gold again on MW: 828 kHz


Dalla lista del British DX Club:

Dutch oldies station Radio 10 Gold has returned to mediumwave as of 1625 UTC
today. The transmitter on 828 kHz had been carrying an alternative service of Arrow Classic Rock. The station, owned by RTL since the start of this year, has used several mediumwave frequencies in the past, most recently 1008 kHz, but has been broadcasting on cable, internet, satellite and digitenne only for
the past three years. Despite that, it has maintained a market share of around 2.5 percent. (BDXC, Alan Pennington via Media Network)

lunedì, ottobre 18, 2010

Parte la sperimentazione del DRM+

DRM+
Radio Maria inizia il primo test di trasmissione in Italia

nell'area di Torino sulle bande I e II VHF

Associazione Radio Maria, World Family of Radio Maria e Fondazione Formare hanno congiuntamente promosso un pool tecnico di esperti al fine di realizzare, per la prima volta sul territorio nazionale, test di trasmissione in DRM+.

Il DRM+ è parte del sistema di trasmissione DRM (Digital Radio Mondiale) che utilizza frequenze comprese in uno spettro tra 0.1 MHz e 174 MHz. Questa innovativa tecnologia permetterà di offrire una qualità migliore del segnale unitamente ad una trasmissione contemporanea di tipo analogico e digitale, con caratteristiche di propagazione che si prestano a soddisfare le molteplici esigenze delle emittenti in relazione al rispettivo bacino d’utenza.

I membri del pool assicureranno la disponibilità di risorse tecnologiche e conoscenze professionali tali da consentire lo svolgimento dei test, per la durata di un anno, nell'area metropolitana di Torino in virtù di una licenza rilasciata dal Ministero dello Sviluppo Economico Dipartimento
per le Comunicazioni.

La sperimentazione avverrà congiuntamente in Banda I ed in Banda II (FM) in modalità combinata, tramite le strutture allestite assieme al CSP innovazione nelle ICT

Obiettivo primario è la verifica dei parametri di affidabilità, qualità e polifunzionalità d’uso del sistema DRM+, con possibili applicazioni anche in aree internazionali ove già opera il network World Family of Radio Maria, presente in 53 Paesi nei cinque continenti (www.radiomaria.org).

La frequenza in Banda I è 55.8 Mhz dal trasmettitore Torino Torre Bert

Un simposio dedicato a tale sperimentazione si terrà nei giorni 19-20-21 ottobre 2010, con visite guidate alle postazioni radio e analisi della copertura del segnale. La giornata centrale di mercoledì 20 ottobre sarà caratterizzata da interventi e relazioni dei responsabili dei soggetti promotori all’Hotel Victoria a Torino (via Nino Costa 4, sito web: http://www.hotelvictoria-torino.com/). E’ prevista, solo in tale data, la partecipazione degli
addetti ai lavori e rappresentanti della stampa che si saranno accreditati entro il 15 ottobre.

Per contatti: ingegner Claudio Re reclaudio-(at)-alma.it

lunedì, ottobre 04, 2010

Radio 3 ha compiuto 60 anni

Il 1° ottobre Radio 3 ha compiuto 60 anni. Giornaleradio Info gli ha dedicato un articolo che mi pare interessante: clicca per leggere (Segnalato sul gruppo Radiorama)

La radio del futuro: digitale e da vedere


Media che cambiano

Il 2011 dovrebbe essere l'anno della svolta in Italia. Dovrebbero decollare le emissioni in digitale Dab+ e Dmb

La radio digitale ci riprova. Dopo il fallimento del primo tentativo, quello del Dab negli anni 90, gli operatori tentano ora di calare l’asso vincente. Con nuove tecnologie: Dab+ e Dmb (Digital multimedia broadcasting). Quella che si propone è una radio per certi aspetti molto diversa da quella tradizionale.

Una radio da «sfogliare», come dicono i suoi sostenitori. Che viaggia anche su Internet, per ascoltare emittenti dall’altra parte del mondo o per scaricare i podcast dei programmi preferiti già andati in onda. E che comunica senza fili con il pc di casa per farci ascoltare la musica preferita. Una radio anche «a colori», con schermi «touchscreeen»: li tocchi con un dito e si mettono in azione. Altro che le vecchie radio Geloso a valvole, o il transistor con cui il babbo seguiva il calcio minuto per minuto.

In teoria tutto bello, ma la partita presenta diversi punti critici. Il primo è l’avvio effettivo di un altro digitale, quello televisivo terrestre. Da tempo si attende l’abbandono della vecchia tv analogica per passare al nuovo sistema. Quando ciò avverrà, col fatidico "switch off" (spegnimento dei vecchi trasmettitori), le frequenze VHF, comprese tra i 174 e i 240 MHz, la banda III, si libereranno e saranno occupate dalle nuove radio, che affiancheranno quelle tradizionali in Fm.

Però per la tv ci sono dei problemi tecnici. Là dove le onde televisive emesse da trasmettitori diversi si incontrano, se non sono esattamente sincronizzate mandano in tilt la ricezione. Visione "spezzettata" e innalzamento della pressione dello spettatore, sono le conseguenze. Gli ingegneri stanno studiando la questione, insieme ad altre. Ma i mesi passano e gli operatori della radiofonia che aspettano il loro turno sono sempre più furibondi. L’altro problema sono gli apparecchi radio.

Inutile trasmettere programmi mirabolanti, se nei negozi non si trovano i ricevitori capaci di tradurli in suoni per le nostre orecchie. È già successo con il sistema Dab (digital audio broadcast) e Drm (digital radio mondiale). Per risolvere l’inghippo l’Ard (Associazione per la radiodiffusione digitale) ha pensato di cercare aiuto nel Regno Unito. I britannici sono i più avanzati al mondo nel settore. E qui hanno trovato udienza alla Pure, azienda leader nel digitale. La Pure ha accettato di predisporre nove dei propri modelli radio per il mercato italiano, che arriveranno in autunno. Una radio di questo genere potrà ricevere sia in Fm che in digitale e, nei modelli superiori, potrà collegarsi senza fili al computer o a Internet.

Inoltre si sta lavorando sul fronte delle autoradio: l’obiettivo è avere ricevitori che a seconda delle zone possano "inseguire" l’emittente preferita sia in Fm che sul digitale. E in digitale raccogliere informazioni sul meteo e sul traffico, magari da trasferire al navigatore perché le elabori.

In attesa che la tv si trasferisca e che arrivino le "radioline" l’Agcom, l’Agenzia per le telecomunicazioni ha predisposto un regolamento per l’accesso alle nuove frequenze. E si continua con le trasmissioni sperimentali limitate in poche aree del Paese. Due vedono la collaborazione tra Rai Way e Aeranti-Corallo (che associa le emittenti locali radio e tv) e sono in corso a Bologna e Venezia. Vi partecipano la Rai e 19 radio locali in Emilia e 17 in Veneto. A Roma invece Rai Way collabora con le grandi emittenti nazionali.

Quali i vantaggi della radio digitale? Audio di qualità (come quello di un compact disc), interattività, più servizi, più contenuti anche multimediali. Inoltre ci si augura che possano essere sintonizzate anche radio diverse, o con programmi diversi, dalle Fm, per evitare un doppione, di cui nessuno sente la necessità. Resta un’incognita: in questa fase di crisi quanti privati sono disposti a investire in nuove tecnologie al di fuori delle aree più ricche? Il rischio è che si riproponga un’Italia a due velocità. Anche nell’etere.

Informazioni per l'acquisto

Questa è la patria di Guglielmo Marconi, l’inventore della radio, ma la maggior parte degli italiani non conosce nemmeno la differenza tra onde medie, onde corte e modulazione di frequenza. Come parlare loro di radio digitale? E, soprattutto, come fare capire a chi compra una radio che cosa compra? Il problema se lo sono posto gli aderenti all’Ard (Associazione per la radiofonia digitale). Hanno così pensato a una certificazione che dovrà accompagnare le radio che saranno esposte nei negozi.
La certificazione spiegherà al consumatore che l’oggetto che sta acquistando ha una qualità minima garantita, che potrà ricevere tutti i programmi disponibili in digitale per quel tipo di ricevitore, che quella radio potrà essere usata anche in tutta Europa in quanto funzionerà bene anche negli altri Paesi.
La certificazione Ard (Associazione per la radiofonia digitale) prevede tre classi. Classe A (bollino bianco): la radio solo da ascoltare. Riceve solo audio digitale nei formati Dab, Dab+, Dmb audio. Classe B (bollino azzurro): la radio da guardare. Oltre a ricevere l’audio aggiunge altre funzioni come la guida elettronica ai programmi da leggere, la funzione "slide show" ovvero ricezione di immagini e altre funzioni sempre visuali. Classe C (bollino verde): la radio «da sfogliare». È la radio interattiva, che si preannuncia ricca anche di funzioni gestibili dall’utente e che dovrebbe segnare l’inizio di una nuova epoca per la radio, dopo quelle delle valvole e del transistor. Vedremo. E ascolteremo, s’intende.

di Giampiero Bernardini, su Avvenire 29 settembre 2010

sabato, ottobre 02, 2010

Atene 9.84 FM la radio del Comune


La capitale greca vanta il più riuscito
esempio europeo di emittente
gestita dal Comune

In una vecchia fabbrica del gas sulla via del Pireo ecco gli studi di una stazione che nel 1987 inaugurò nel Paese la stagione delle radio libere.
E oggi fornisce ancora un’informazione preziosa


Due reti, una in greco, l’altra in 15 lingue (e mezz’ora ogni giorno anche in italiano). La radio municipale di Atene è la maggiore d’Europa di proprietà di un’amministrazione comunale, ed è riuscita a sopravvivere nonostante la crisi che ha colpito la Grecia. Certo, in questi giorni ha subìto la chiusura del suo canale internazionale in FM, per ragioni politiche (ad Atene ci sono le elezioni amministrative) più che per una querelle sulle frequenze, occupate dalla stazione plurilingue sin dalle Olimpiadi del 2004. Ma – se per il momento le trasmissioni internazionali devono proseguire solo via Internet – il canale in lingua greca Athina 9.84 (sic!) ha conservato la sua storica FM (on air su 98.3 MHz n.d.r.). D’altra parte la stazione rappresenta una rilevante fonte di informazione per una città che contiene quasi la metà della popolazione di tutto il Paese.

Nel centro culturale Technopolis di Gazi – la vecchia fabbrica del gas sulla via del Pireo, a due passi dal Ceramico, uno dei luoghi archeologici più significativi della città – la radio occupa la struttura in ferro di un vecchio gasometro. Così gli studi e gli uffici dell’emittente risentono di un tipico andamento circolare che lascia spazio, al centro, a un grande auditorium, luogo di numerose manifestazioni cui la radio collabora. Vi si trova anche una collezione storica sulla radiofonia in Grecia dove si apprende che i primi ascoltatori – in mancanza di una stazione nazionale, fondata solo nel 1938 – seguivano i programmi dall’Italia.

È un primo un segno di un legame col nostro Paese che non è mai mancato nel mondo della radio greca. Numerosi sono per questo i programmi di conversazione, di commento sulla vita cittadina e dell’intero Paese che fanno di Athina 98,4 un’emittente soprattutto parlata. Tenere la radio accesa, sentirla, anche ad Atene fa parte della vita quotidiana; tanto che lo scrittore Petros Markaris ha potuto annotare che nella capitale ellenica «ti potrà capitare di vedere qualsiasi cosa. Di sicuro, però, non ti capiterà mai un taxi con la radio spenta».

La radio comunale si accese nel 1987, quando il Comune inaugurò di fatto l’era delle emittenti libere in Grecia. Prima, più che di radio libere, si doveva parlare di radio pirata; un fenomeno tutt’altro che finito in Grecia. La fondazione dell’emittente – oggi affidata a una società a partecipazione comunale – fu iniziativa del sindaco Milziade Evert nei due anni del suo mandato; l’idea era fornire al Comune un mezzo di comunicazione indipendente dalla radio di Stato. «I mezzi di informazione pubblici – spiega il direttore attuale Yannis Politis –, sostenuti con i soldi dei contribuenti, devono offrire un servizio alla società, che i media privati, a causa della concorrenza imposta dal mercato, non riescono facilmente a produrre».

Politicamente l’iniziativa ebbe un forte impatto, considerando gli equilibri della Grecia dell’epoca. Ma la radio provocò pure un’apertura verso la radiofonia locale in FM (anche commerciale) che rende oggi il panorama radiofonico greco molto simile a quello italiano, tranne per questo aspetto: la radio comunale. In Italia, infatti, il decreto legislativo 177/2005 impedisce agli enti pubblici di essere titolari di concessioni radiotelevisive. La radio comunale di Atene, ponendosi in pratica in una via di mezzo tra la radiofonia pubblica nazionale e quella privata, ha in più creato un formato che ha consentito nuove proposte: nel 2004, alla vigilia delle Olimpiadi, una nuova rete Athens International Radio avviava programmi multilingue dedicati a turisti e residenti stranieri e ai tanti greci che conoscono una lingua straniera.

Atene diventa la sola metropoli del mondo a possedere una stazione radio che diffonde in 14 lingue: arabo, albanese, romeno, polacco, russo, tagalog, bulgaro, cinese... Lingue dell’immigrazione più recente e dei Paesi più vicini attraverso le quali accentuare il valore universale delle idee che da Atene si sono diffuse sin dall’antichità. Ora il silenzio imposto alla frequenza in FM è un segno delle difficoltà del momento. Proteste si sono levate da molte parti e anche l’ambasciatore italiano ha espresso l’auspicio di un superamento dei problemi burocratici all’origine dell’improvvisa chiusura.

Certo è che proseguire su internet non basta. L’FM è insostituibile nella mente dei greci: durante la dittatura militare (1967-1974) le radio internazionali svolsero infatti un ruolo rilevante nell’informazione; Bbc e Deutsche Welle trovarono un vasto pubblico e ancora oggi le edizioni greche dei loro notiziari vengono ritrasmessi con successo da numerose stazioni locali grazie alla familiarità acquisita presso gli ascoltatori. Oriana Fallaci nel suo "Un Uomo" ricorda invece il tentativo di Alessandro Panagulis di «ottenere dalla radio italiana lo spazio necessario a trasmettere un programma bisettimanale che venisse captato in Grecia». Rimase un sogno.

di Luigi Cobisi - sulle pagine di Agorà, Avvenire 26 settembre 2010

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Multilinguismo - L’Attica parla italiano

Gli italiani che vivono nell’Attica sono circa 10.000 – dice Tassos Mavris, curatore del programma italiano – ma 150.000 greci si sono laureati in Italia e mezzo milione hanno frequentato almeno per un anno l’Università da voi». Il programma italiano di Athina 104,4 si articola in una trasmissione d’attualità di 30 minuti (alle 15,30 da lunedì a venerdì) con un settimanale di un’ora la domenica alle 20. Il programma, ripreso anche dalla Rete Mondiale Virtuale di Italradio (un sistema che propone su internet trasmissioni internazionali nella nostra lingua), si unisce ai palinsesti in italiano di altre zone dell’area: Albania, Serbia, Romania, Turchia. (L.Cob.)

mercoledì, settembre 15, 2010

CW - il mondo a punti e linee



Morse: punto, linea e a capo

Dichiarato defunto almeno tre volte in un secolo, il codice di comunicazione binario
più famoso del mondo sopravvive invece e serve ancora anzitutto grazie ai radioamatori. Che l’hanno usato con ottimi risultati nell’ultima emergenza mondiale: il terremoto di Haiti


di Giacomo Gambassi
Avvenire 12 settembre 2010

L’avevano dato per spacciato già nel primo scorcio del Novecento, quando il calore umano della voce ricevuta da un telefono aveva sostituito il ticchettio metallico del telegrafo e le sue lunghe strisce di carta. Era stato considerato a un passo dalla fine delle trasmissioni anche nel 1932, anno in cui il Post Office britannico aveva sentenziato: il codice Morse è stato ufficialmente abbandonato (benché, poi, negli Stati Uniti e in Australia abbia resistito fino agli anni Sessanta). Era stato intonato di nuovo il de profundis nel 2005, non appena l’Unione internazionale telecomunicazioni (Itu) aveva abbattuto l’ultimo baluardo che sembrava lo tenesse in vita: non era più necessario conoscere la lingua dei pionieri della comunicazione per ottenere il patentino da radioamatore.

E, invece, nell’era delle email, degli smartphone e di twitter, è ancora vivo e vegeto l’alfabeto composto da punti e linee che porta il nome dell’inventore del telegrafo, il pittore statunitense Samuel Morse (foto in alto). Un codice binario ideato nella prima metà dell’Ottocento che per un certo verso ha anticipato il bit, l’anima a due cifre (lo zero e l’uno) dei computer e di internet, e che per decenni ha unito via cavo o per etere villaggi e continenti, ha fatto arrivare telegrammi e dispacci d’agenzia nelle redazioni dei giornali, ha guidato sui mari le navi e purtroppo ne ha annunciato le tragedie, come quei tre punti, tre linee e ancora tre punti del sos lanciato nel 1912 dal Titanic che affondava, incappato in un iceberg. (In realtà l'operatore del Titanic trasmise CQD seguito da MGY che era il callsign della nave n.d.r.).

Di fatto un precursore del «villaggio globale» teorizzato da Marshall McLuhan, che oggi continua a essere un gergo mediatico nonostante l’età pensionabile. Ne sono i custodi gli oltre due milioni di radioamatori sparsi per il mondo, che con antenne istallate sul tetto di casa e trasmettitori impiantati in cantina o nel soggiorno si collegano attraverso quelle onde trasformate dal bolognese Guglielmo Marconi in un nastro trasportatore di segnali elettrici.

«Il Morse – spiega il presidente dell’Unione internazionale radioamatori, il canadese Timothy Ellam – resta un metodo molto popolare fra gli hobbisti. Anche se non è più un requisito previsto dai regolamenti mondiali, è ancora studiato». Come a dire: non si tratta di semplice sopravvivenza. Del resto il codice dei telegrafi è, ad esempio, la lingua delle emergenze. «Lo sa bene chi ha ascoltato in cuffia, lo scorso gennaio, le comunicazioni sul terremoto di Haiti», rivela Marcello Vella, 52 anni, funzionario del Comune di Palermo e, nel tempo libero, presidente dell’European Radioamateurs Association (Era) che in Italia conta 450 soci pronti a intervenire nei radiocollegamenti di protezione civile. E le ragioni di questo ritorno al passato, quando si è con l’acqua alla gola, non sono sentimentali. «Il Morse permette di inviare o ricevere messaggi in condizioni di banda limitata – racconta Dennis Franklin, 65 anni, di Fremont in California –. Non solo. Quando il rumore di fondo è elevato ed è complicato comprendere una voce trasmessa via radio, il Morse consente di dialogare. Per di più non esistono accenti o dialetti che sono tipici della lingua umana».

Franklin è uno dei diecimila membri dell’ International Morse Preservation Society, il sodalizio fondato nel 1987 dall’inglese Geo Longden per salvaguardare l’alfabeto massmediale delle origini. Una rete di amici diffusa in tutto il mondo che considera il vecchio codice «quasi una forma d’arte» e che chiama «nostri eroi» Morse e Marconi. Una loro icona è il pugno aperto: perché questa è la forma che assume la mano quando batte sul tasto in legno con cui si trasmettono gli impulsi.

Certo, gli allarmi a suon di punti e linee non sono affidati soltanto all’etere. Il Morse viene ancora insegnato nei corsi di primo intervento o nelle università (anche italiane): basta scorrere il piano di studi di un «master in soccorso avanzato nelle emergenza extraospedaliere» per imbattersi nella lingua del telegrafo come uno dei sistemi apprendere. Comunque, se si è in pericolo, un messaggio che segue la storica tavola può essere inviato con le bandierine, con una luce a intermittenza, con uno specchio che riflette il sole, con un fischietto. E persino con un martelletto. Come avevano fatto nell’estate del 2000 i marinai del sommergibile atomico russo «Kursk» affondato nel mare di Barents: non potendo ricorrere alla radio, il 10 agosto colpirono con un battente lo scafo metallico e grazie al Morse trasmisero all’esterno le loro richieste di aiuto. A dimostrazione di come l’idioma creato dal pittore-inventore sia versatile e consenta comunicazioni essenziali in situazioni estreme.

«Nelle radio emergenze – aggiunge Vella – il vecchio codice è, per le sue caratteristiche, il modo più sicuro di inviare notizie a grandi distanze anche se non si conosce la lingua del corrispondente». Già, perché il Morse va a braccetto con abbreviazioni internazionali che rappresentano una sorta di "inglese" universale ante litteram, in grado di essere compreso in ogni angolo del pianeta. È il caso del codice Q, che in tre lettere (la prima è sempre la Q) condensa frasi standard. Così, quando si vuol chiedere «qual è il tuo nome?», è sufficiente digitare QRA?; oppure, se si vuol far sapere che «ho ricevuto» un testo, va scritto QSL. «Non mancano, poi, altre sigle molto apprezzate – precisa Dennis Franklin – Il 73 sta per "auguri" e CUL per "ci vediamo più tardi". È in questo modo che contatto un amico italiano nonostante non sappia la vostra lingua».

E che il Morse non sia soltanto un pezzo di antiquariato è provato dall’aggiornamento della sua mappa dei caratteri. A distanza di quasi due secoli dalla nascita, è entrata nell’alfabeto a ticchettio la chiocciola, elemento chiave per la posta elettronica. La revisione è stata decisa qualche anno fa dall’Itu per colmare il gap creato dalle nuove tecnologie, ricorrendo alla sequenza delle lettere A e C senza spazi intermedi che descrivono la @. Una scelta che sembra richiamare l’operazione del Lexicon recentis latinitatis, il dizionario pubblicato dalla Libreria editrice vaticana che attualizza la lingua di Cicerone. Di fatto, un po’ come la Chiesa mantiene vivo il latino, così i marconisti di oggi hanno adottato il codice dei loro padri come linguaggio privilegiato. E nel Lexicon il telegrafista è definito uno «scriba telegraphicus».

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Il traduttore morse

CW - Più veloce degli SMS


Più veloce degli SMS
e tra i caratteri ha introdotto la chiocciolina


In fondo anche l’alfabeto Morse ha radici cristiane. Legate, da una parte, alla religiosità statunitense e, dall’altra, all’associazionismo: che resta uno dei collanti fra l’esperienza di fede e la società. Partiamo dall’inizio.

La storia del codice si sovrappone a quella del telegrafo che l’americano Samuel Morse brevetta a cavallo fra gli anni Trenta e Quaranta dell’Ottocento. La prima linea telegrafica che vede la luce è quella fra Baltimora e Washington. Il 24 maggio 1844 viene inviato il messaggio d’esordio. È un versetto della Bibbia tratto dal capitolo 23 del libro dei Numeri: «Cosa ha operato Dio!». Poi, quando la lingua binaria dell’artista-inventore si trasforma nel cardine del primo sistema internazionale di comunicazione che, con il «telegrafo senza fili» di Guglielmo Marconi, farà il suo vero salto di qualità, il codice Morse diventa sempre più popolare. Non solo fra gli addetti ai lavori, ma anche fra i ragazzi.

Le lettere convertite in punti e linee piacciono agli scout, il movimento fondato nel 1907 da Robert Baden-Powell. «Ho imparato la mappa caratteri del Morse – racconta il 65enne californiano Dennis Franklin, membro dell’International Morse Preservation Society – quando ero boy-scout. Lo utilizzo da quasi mezzo secolo e l’ho perfezionato da radioamatore». Certo, dialogare con luci o suoni a intermittenza in un’uscita dell’Agesci è una sorta di tuffo nel passato per bambini o adolescenti cresciuti con il cellulare o davanti al computer.

E chi l’ha detto che il Morse sia sinonimo di comunicazioni al rallentatore? In Australia, nel luglio del 2005, col patrocinio del Powerhouse Museum di Sydney che unisce scienza e design, si sono sfidati un ultranovantenne telegrafista in pensione, Gordon Hill, e un tredicenne appassionato di sms, Brittany Devlin. Obiettivo: accertare chi fosse il più veloce a inviare un testo. Ebbene, il veterano delle radiotrasmissioni ha avuto la meglio battendo di gran lunga il ragazzo «esperto» in messaggini. Del resto, si continua ancora oggi a giocare con il Morse.

Basta assistere alle gare del Campionato del mondo di telegrafia ad alta velocità (l’Hst, che sta per High speed telegraphy) che dal 1995 si tiene ogni due anni in giro per il globo. L’ultima edizione si è svolta nel 2009 a Obzor, in Bulgaria. Quattro sono le prove: due di trasmissione e due di ricezione. Nel test di ricezione le lettere in Morse vengono inviate a velocità sempre superiori finché il concorrente è capace di comprenderle. Nell’esame di trasmissione va scritto il maggior numero di caratteri e cifre in un minuto senza commettere errori. E i fuoriclasse? Non sono soltanto cinquantenni o sessantenni. Nel torneo ci sono anche categorie riservate agli under 16 o a chi ha fra i 17 e 21 anni. Perché – viene da dire – il Morse fa incontrare le generazioni.

di Giacomo Gambassi (Pubblicato su Avvenire, inserto Agorà, il 12 settembre 2010)

CW - La storia del Morse



Il ticchettio creato da un pittore per volare sui mari

All’ingresso dell’area sulle telecomunicazioni, nel Museo nazionale della scienza e della tecnologia «Leonardo da Vinci» di Milano, uno dei primi strumenti esposti è il telegrafo.
Con il tasto Morse il visitatore può trasmettere il suo messaggio a una manciata di metri di distanza, nella sala delle reti che ospita centralini telefonici e impianti di trasmissione. «Abbiamo voluto mostrare come telegrafo e telefono si intreccino nella storia», spiega Massimo Temporelli, curatore del Dipartimento comunicazione del museo.

Del resto la telegrafia nasce su una nave, quella che nel 1832 riportava il pittore Samuel Morse - nella foto - (1791-1872) negli Stati Uniti dopo un tour in Europa. «È qui che ha l’intuizione di unire il disegno con l’elettromagnetismo di cui aveva scoperto dettagli e fenomeni durante il viaggio – racconta Temporelli –. Di fatto, con la sua invenzione, Morse avvicina il vecchio continente con il nuovo, prima idealmente e poi fisicamente grazie al primo collegamento telegrafico tra Stati Uniti e Europa del 1866».

Il congegno che comunica con il famoso codice di punti e linee soppianta ben presto i precedenti telegrafi ad aghi. In Italia la linea del debutto è quella fra Livorno e Pisa del 1847. Lo stesso anno Morse, finalmente ricco grazie ai suoi brevetti, compra una tenuta a Poughkeepsie, nello Stato di New York, che ribattezza Locust Grove e che oggi è una casa-museo in cui rivive la storia del telegrafo. Nel nostro Paese il nuovo sistema si afferma in pochi anni. «E la rete telegrafica – afferma Temporelli – sarà la prima importante infrastruttura di comunicazione che unirà l’intera Penisola».

Poi, con le onde radio di Guglielmo Marconi, la telegrafia sbarca nell’etere. Corre l’anno 1895. «Il suo tramonto – conclude Temporelli – comincia dopo la prima guerra mondiale, quando il telefono diventa interurbano e si amplia la sua portata al di là dei confini delle singole città. Comunque un residuo dell’invenzione di Morse resta il telegramma, considerato un vero e proprio atto ufficiale rispetto alle comunicazioni vocali».

di Giacomo Gambassi (Avvenire, inserto Agorà, 12 settembre 2010)

martedì, agosto 31, 2010

Nuova radio italiana in onde medie


Da metà agosto almeno è attiva in onde medie una nuova radio privata italiana. Si tratta di Onda Media Broadcasting, attiva sulla frequenza di 1512 kHz non lontano da Ferrara con 200 watt. Stando agli annunci ha in programma di testare il DRM (trasmissione digitale) su 1503 kHz. E' stata ricevuta dall'amico Alessando Capra in automobile tra Padova e Bologna e tra Bologna e Reggio Emilia di mattina. Non è chiaro se trasmette di sera e/o notte, in quanto dalle mie postazioni di Milano e Bocca di Magra la frequenza è dominata dalla Grecia o dall'Arabia Saudita.

sabato, agosto 28, 2010

Bande tropicali - report 2010


Anche quest’anno Anker Petersen, editor del Domestic Broadcasting Survey (DBS), del Danish Short Wave Club International ha tracciato nel suo report annuale l’andamento dell’attività broadcasting sulle bande tropicali. Ovvero i 120, 90 e 60 metri. Quelli che negli anni 60 e 70 ci regalavano tante soddisfazioni come ascoltatori. Per una lunga serie di motivi le emittenti presenti su queste bande appaiono ormai in via di estinzione. I numeri parlano da sé: tra i 2200 e i 5800 kHz nel 1973 erano on air 1106 stazioni, oggi ne restano 223.

I motivi del declino, rapido e a quanto pare e inesorabile, sono diversi. Il primo è certamente la crescita delle antenne in FM e della televisione, anche via satellite. Poi, soprattutto, nelle aree più ricche è arrivato anche Internet. C’è anche da tenere conto che è entrata in crisi, negli anni 90, anche la produzione di radio dotate di onde corte. Marchi mitici, come la Grundig (poi acquisita dalla Eton), hanno chiuso i battenti. In particolare dal mercato sono scomparsi i ricevitori a basso costo.

Ora però questa tendenza si è drammaticamente invertita. Infatti la crescita delle imprese elettroniche asiatiche, orientate al mercato dei grandi paesi come Cina e India, e l’evoluzione della tecnologia hanno ridato fiato al mercato dei ricevitori portatili a basso costo.

Adesso sul mercato sono reperibili decine di modelli di radioline che offrono oltre alle onde medie e alle onde corte anche le FM dai 64 ai 108 MHz. La maggior parte con tecnologia DSP che permette di ottenere audio di buon qualità a costi modesti. Questo potrebbe invogliare le aziende a mantenere attive le onde corte e, quindi, anche le bande tropicali, soprattutto in quei Paesi di grandi dimensioni e con territori “difficili”, dove la copertura in FM richiede investimenti eccessivi.

C’è però da considerare che molti trasmettitori in onde medie e corte vengono lasciati in attività fin quando durano. Poi quando le antenne cominciano a invecchiare e i pezzi del tx si rompono, prima si riparano al risparmio, con conseguente decadimento della potenza e della qualità di emissione. Poi restano muti. In un periodo di crisi come questo e di impoverimento di molte aree del pianeta in pochi si lanciano in nuovi investimenti radiofonici in onde corte e medie.

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Ecco i dati del report by Anker Petersen:

Region / year 1973 - 1985 - 1997 - 2010

Central Africa 102 - 76 - 40 - 12
Southern Africa 57 - 39 - 33 - 8
Middle East 9 - 4 - 1 - 0

Indian Subcontinent 62 - 45 - 45 - 30
South East Asia 40 - 29 - 21 - 4
Indonesia 171 - 105 - 65 - 10

China, Taiwan, Mongolia 119 - 110 - 75 - 32
CIS (former USSR) 61 - 59 - 47 - 7
Far East 38 - 28 - 28 - 12

Papua New Guinea 17 - 20 - 20 - 14
Australia and other Pacific 10 - 4 - 13 - 11

Central America, Mexico 21 - 23 - 24 - 3
Caribbean 29 - 3 - 3 - 2
Northwestern South America 98 - 41 - 19 - 3

Ecuador 47 - 33 - 22 - 4
Peru 78 - 69 - 78 - 25
Bolivia 35 - 42 - 25 - 11
Brazil 107 - 87 - 67 - 34
Southern South America 5 - 2 - 1 - 1

Total 1,106 - 819 - 627 - 223

Countries like Brazil, China, India, Peru, Papua New Guinea and Bolivia are still dominating the Tropical Bands. But during the past year Tropical stations have disappeared, especially in Central Africa, Latin America and Indonesia. The reason is that other media got higher priority than keeping an elderly Shortwave (SW) transmitter alive.

venerdì, agosto 27, 2010

90 anni di radio in Argentina (audio on line)

El 27 de agosto de 1920 nació la radio en Argentina y, para varios historiadores, ese día es el inicio de la radiodifusión en el mundo.

Que todos los colegas diexistas tengan un feliz día recordando este acontecimiento
que les invito refrescar a través de una producción especial que realicé junto a mi
hermano a través de Radio Uruguay en Rosario hace tres años, entrando en el sitio de "Programasdx"

Cordiales saludos,
Rubén Guillermo Margenet

Via Yimber Gaviria, Colombia, via PlayDX

Visita il sito Programas DX

giovedì, aprile 15, 2010

Messico: premiata una radio dei gesuiti



E' andato a La Voz de los Campesinos, una radio gestita da Fomento Cultural y Educativo, il Premio 2010 della Comunicazione Rurale organizzato dal Programma Internazionale per lo Sviluppo della Comunicazione dell'UNESCO, l'Organizzaziojne delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura.

Fomento Cultural y Educativo è un'associazione civile gestita da laici e gesuiti insieme.

Quarantacinque anni fa ha fondato La Voz de los Campesinos, una stazione radio che trasmette in un'ampia area del Paese, in spagnolo e in tre lingue indigene. Il riconoscimento, ha dichiarato Sergio Cobo, direttore di Fomento Cultural y Educativo, "premia i campesinos e i popoli indigeni messicani che hanno contribuito alla crescita della radio con la loro voce ed è fonte di soddisfazione per il Messico e tutta l'America Latina". La premiazione si è svolta nella sede dell'UNESCO a Parigi lo scorso 24 marzo. (Fonte: Info SJ)

nella foto: (courtesy Alfredo Zepeda/The peasants’ voice) Indigenous DJ Sandra Cruz on the air of La Voz de los Campesinos, XHFCE 105.5 FM, or The Peasants’ Voice, radio station from the eastern state of Veracruz, Mexico.


altre info: www.indiancountrytoday.com