mercoledì, marzo 21, 2007

FM al Museo della scienza e della tecnologia

Inaugurata a Milano una nuova area espositiva dedicata alla radiofonia. Ricostruito il primo studio di Radio 105: una rivoluzione dei media

Una stanzetta disadorna. Due vecchi giradischi, un mixer da poco, un registratore. Cartoni delle uova al muro. Nulla di speciale. Pare. Ma l’apparenza inganna. Questo è un pezzo della storia italiana. È la regia, la prima, di Radio Studio 105, una delle colonne della radiofonia privata italiana, il primo network nazionale privato, ricostruito al Museo della scienza e della tecnologia di Milano.

«Stavamo ore attaccati al microfono, in quello scantinato, a Lorenteggio. Ci portavamo i dischi da casa. L’elenco delle canzoni lo scrissi per la prima volta sul retro di un poster. Il primo palinsesto, ma allora non sapevo nemmeno cosa fosse». Era il 16 febbraio del 1976. Di anni ne sono passati eppure Loredana Rancati, la prima Dj e pure la prima direttrice artistrica della radio, racconta quei momenti con lo stesso entusiasmo di allora. Stessa parlantina pimpante, stessa intonazione di chi, allora, cambiò il modo di stare davanti al microfono. E stessa simpatia. «Non ci rendevamo conto di quello che in realtà stavamo facendo», ammette, candida, la Rancati davanti alle tante persone intervenute all’inaugurazione della nuova area museale dedicata alle emittenti radiofoniche.

Eppure quei ragazzi entusiasti sui 105,5 MHz, insieme a tanti altri loro coetanei di tante altre radio sparse per la Penisola, furono i protagonisti di una rivoluzione culturale. La comunicazione cambiò volto. Anche «mamma Rai», dovette adeguarsi. E pure la carta stampata cominciò a rivedere la grafica. Meno grigio, nei nostri media. Più fantasia, più spazio ai nuovi generi musicali, nuovi linguaggi. Un nuovo stile. E Milano fu al centro di questi cambiamenti epocali.

«Questa città – conferma Massimo Temporelli, curatore del dipartimento della comunicazione del Museo Leonardo da Vinci – è sempre stata in prima fila nella storia della radiofonia nazionale. Non potevamo non aprire una nuova sezione per raccontare questa epopea». Sezione espositiva che ruota intorno a tre momenti fondamentali. La fase sperimentale, segnata da un pioniere milanese, Erminio Donner Flori, che attivò la prima emittente nel 1923 in piazza Aquileia.

La fase istituzionale, qui rappresentata dal potente trasmettitore in onde medie della Rai di Siziano (Pavia) e da uno splendido banco di regia anni ’50. Infine le radio libere, l’era della modulazione di frequenza. E nell’occasione inaugurale il Museo ha voluto riconoscere i meriti di un pioniere della radio e suo prezioso collaboratore, l’ingegnere Franco Soresini, a cui è andato un riconoscimento speciale. Sarà un caso, ma Soresini è nato nel 1920, l’anno in cui è nata anche la radiofonia, il broadcasting, negli Stati Uniti.

Pionieri. I radioamatori che hanno lasciato il segno

«Un museo non deve solo conservare reperti, ma anche aiutare a comprendere la contemporaneità. A capire il presente». Ne è convinto il direttore del Museo della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci, Fiorenzo Galli. Proprio per questo ha deciso di arricchire la sezione delle telecomunicazioni con una sala dedicata alla radiofonia. Da una parte, insomma, l’aspetto tecnico, dall’altro quello sociale. Come le tecnologie incidono sui modi di fare cultura e informare, segnano la vita quotidiana di un popolo. Valorizzando anche i pionieri. Come quelli della radio. Ad esempio il milanese Erminio Donner Flori che per primo, dalla sua casa, iniziò a trasmettere musica e informazione, anticipando di un anno la nascita dell’Unione radiofonica italiana. Avvenuta a Roma il 6 ottobre 1924.

Ma a Milano si ascoltava male e l’Uri nicchiava sull’apertura di una stazione al Nord. Allora un gruppo di radioamatori milanesi, guidati da Eugenio Gnesutta, decise di seguire la nobile tradizione lombarda del fai da te e attivò un’emittente pirata: Posto Zero. Al termine della prima trasmissione l’annunciatore invitò gli ascoltatori, se ce n’erano, a trovarsi mezz’ora dopo per un aperitivo in centro. Si presentarono in 50, tutti entusiasti. L’Uri comprese e dopo poco installò una stazione anche a Milano.

Questi eventi sono ricordati anche al museo. E appaiono una buona lezione di vita, sempre valida. Per i cittadini, ma anche per gli amministratori meneghini.

di Giampiero Bernardini - Avvenire, 21 marzo 2007

lunedì, marzo 19, 2007

Festa nazionale delle radio scolastiche

Lecco Incontrare, conoscere e scoprire chi dà voce ai ragazzi. Questo il senso della prima Festa nazionale delle radio scolastiche, in programma giovedì e venerdì a Lecco, nell’ambito delle manifestazioni per il decennale del gruppo «Ragazzi e Cinema».

L’associazione, nata a Oggiono nel ’97, è attiva nelle province di Lecco e di Como con l’obiettivo di coinvolgere bambini e adolescenti in attività legate al cinema, alla radio ed allo spettacolo. Tra le attività svolte, la realizzazione di un film ideato ed interpretato dai ragazzi stessi, l’allestimento e la conduzione di trasmissioni radiofoniche, l’organizzazione di eventi pubblici.

«Con questa due giorni di eventi radiofonici – spiegano gli organizzatori, che danno appuntamento sulle frequenze della locale Radio Cristal, che seguirà tutto in diretta – vogliamo far incontrare ragazzi e adulti che, come accade nel territorio Lecchese e Comasco da ormai parecchi anni, vivono, in diverse zone d’Italia, l’esperienza di costruire e condurre trasmissioni radiofoniche grazie sia al supporto della scuola o di realtà associative, sia mediante la disponibilità di emittenti radiofoniche (per lo più locali) che offrono, soprattutto a giovani appassionati, la possibilità di gestire spazi e programmi in autonomia e spontaneità. Si va dai classici dj, agli speaker per passione, coloro insomma che lo fanno come hobby, nel tempo libero».

Proprio per favorire la contaminazione tra esperienze e generi diversi, il meeting lecchese, che si svolgerà alla sala Ticozzi della Provincia, e ospiterà ragazzi di tutte le parti d’Italia. La prima giornata, per esempio, vedrà tra i protagonisti Radio Luiss e Radio Zainet di Roma, Radio Tuttifermi del Liceo Scientifico Fermi di Ragusa e i responsabili della trasmissione Crapapelata di Radiopopolare. Giovedì pomeriggio dalle 16, dagli studi di Radio Cristal andrà in onda la prima diretta radiofonica della II E della scuola media Rinaldini di Flero (Brescia). Infine, la mattina di venerdì sarà dedicata a un confronto sul tema «La radio a scuola : un nuovo modo per insegnare e imparare».
Paolo Ferrario
Avvenire 20 marzo 2007

sabato, marzo 03, 2007

Radio Meneghina compie 31 anni

MILANO - «Perché non facciamo una radio anche noi?». Una domanda che era un ordine. Alfredo Maiocchi, presidente del Circolo Ambrosiano, la fece al suo vice Tullio Barbato. Correva l’anno 1975. In poco tempo venne allestita una stazione «sperimentale»: 6 ore al giorno di trasmissione, per alcuni mesi. Fino al 4 marzo 1976, quando nacque ufficialmente Radio Meneghina. L’unica radio autenticamente milanese, che non ha mai smarrito lo spirito originale. E che ha ancora lo stesso direttore, Barbato appunto, e ai microfoni sempre alcuni dei primi conduttori. Un’emittente d’identità, pensata quando la politica non si occupava di certi argomenti e che non si è mai fatta inglobare dalla politica.

Domani festeggerà, sui 91,95 MHz FM, 31 anni. E il Ghino, diminutivo di Meneghino, la mascotte disegnata nel ’77 da Davis Scalzulli, strizza l’occhio agli ascoltatori con immutata allegria. «Certo – racconta Barbato, 71 anni portati con la passione di un trentenne – i tempi sono cambiati. Una volta bastavano 200 watt per arrivare a Bologna. Oggi tutti usano trasmettitori potentissimi e costosi. Così le frequenze sono nel caos e fare sentire la nostra voce non e facile». Ma hanno avuto coraggio. Non hanno mai ceduto alla comodità di fare una radio musicale, del tipo canzonette tutte uguali e via.

Hanno scelto un palinsesto di parole: informazione locale, arte, cultura, teatro dialettale, canzone meneghina. Non hanno fatto soldi, ma i loro 100 programmi settimanali, di 30 minuti l’uno, sono seguiti da 188mila milanesi.
«Dalle notizie ai programmi culturali seguiamo sempre la stessa regola – spiega il direttore –: trattiamo tutto con rigore, ma cerchiamo di proporlo come un vicino di casa che ti racconta una storia».

Linguaggio diretto, piano e chiaro. Ecco il segreto. Tempo fa una portinaia di via Ovada ha telefonato chiedendo: «La filosofia di cui parlate alla radio è la stessa che si studia a scuola?». «Certo», hanno risposto. «Ma allora – è stata la replica – perché mio figlio dice che è così difficile? A me piace tanto». Quando la radio libera la mente.
(Giampiero Bernardini, Avvenire 3 marzo 2007)
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Se una radio è milanese davvero non può dimenticare i nuovi milanesi. Per questo Radio Meneghina si rivolge anche agli stranieri che vivono qui. In questo periodo ospita quattro trasmissioni, due di peruviani, una di brasiliani e una di filippini. Programmi che si affiancano a quelli in milanese, che vengono seguiti anche all’estero, via Internet (www.radiomeneghina.it) da chi è nato sotto la Madonnina ma è emigrato per scelta o per necessità. «E capita - racconta il direttore Barbato – che ti scriva una ascoltatore dall’Argentina e che poi si scopra che abbiamo giocato insieme da ragazzini in via Stendhal».

Un’antenna come questa non può non dare spazio alla grande tradizione del teatro. Tra i suoi collaboratori anche Piero Mazzarella, Carletto Colombo, Mario Barillà. E dalla modulazione di frequenza alle iniziative nei teatri il passo è breve. Ma oltre a organizzare spettacoli, concorsi di prosa e poesia, festival di canzoni dialettali, cabaret, feste, «la banda del Ghino» publica libri e cd. E promuove viaggi e vacanze. «È una radio locale – dicono – ma non rinuncia a un respiro internazionale».
(Giampiero Bernardini, Avvenire 3 marzo 2007)