mercoledì, ottobre 03, 2007

La Rai chiude le onde corte, l'Italia non parla più col Sud del mondo

La Rai ha abbandonato le onde corte. Il 30 settembre sono cessate le trasmissioni per l’estero. Dal punto di vista storico per il nostro Paese finisce un’epoca, quella di Marconi. E ne dovrebbe iniziare un’altra, quella digitale. Dal punto di vista della comunicazione, invece, l’Italia abbandona di fatto il Terzo Mondo. E non comunica più con i Paesi del Nord Africa.

Questione di costi, ma non si parla di quelli della casta
Il direttore di Rai International parla di un risparmio di 18 milioni di euro. Denaro che potrà essere destinato alla tv e a internet. La decisione appare bipartisan, perché il processo di smantellamento del settore è iniziato con la legge Gasparri del 3 maggio 2004, che nella convenzione tra ente radiotelevisivo e governo ha fatto sparire le onde corte per l’estero. E si conclude con Prodi. La notizia della chiusura era diventata ormai certa verso la fine di settembre quando erano stati spenti due relay, i potenti ripetitori di Singapore e dell’isola di Ascensione, nell’Atlantico, che irradiavano verso Sud America, Africa e Australia. Immediata la reazione dei sindacati, poi rassicurati dall’azienda, preoccupati per il futuro di 45 dipendenti, tra tecnici e annunciatori traduttori madrelingua, oltre a diversi contratti a termine. In tutto erano 26 le lingue utilizzate per le trasmissioni all’estero. Secondo i dirigenti di viale Mazzini notiziari e programmi continueranno ad essere diffusi, almeno in parte, via tv satellitare e web. Dovrebbe arrivare anche un Tg in spagnolo.

L'esempio straniero non seguito
La decisione segue, in apparenza, quanto deciso da altre grandi compagnie radiofoniche nazionali. Dalla Voa alla Bbc, fino a Radio France international hanno ridotto le trasmissioni in onda corta, passando alle nuove tecnologie. Ma questo solo per le aree ricche e tecnologicamente avanzate. Nord America, Europa, Australia, Giappone. Là dove si dispone di computer e di collegamenti veloci. Del resto anche buona parte dell’Italia è ancora priva del collegamento a internet via Adsl.

La radio libera la mente
Per il resto del mondo la radio tradizionale, spesso piccola e facilmente trasportabile, continua a essere l’unico strumento per avere notizie. A basso costo, anche perché la Cina sta invadendo il mondo con radioline di buona qualità a prezzi stracciati. E in Africa è ormai avviata la produzione di radio a manovella, che non hanno bisogno delle pile. Ecco quindi che se la Bbc ha tagliato verso gli Usa ha aumentato le trasmissioni in arabo. E il governo degli Stati Uniti ha lanciato nuove radio in onde corte, medie e Fm: Radio Sawa, in arabo, e Radio Farda in farsi. Obiettivo: parlare ai giovani islamici.

Internet, la censura facile
E se internet può essere facilmente censurabile e controllabile, come sta accadendo in Cina con le complicità delle grandi aziende informatiche del Nord America, le onde radio lo sono meno facilmente. Lo dimostra il caso di Democratic voice of Burma, con gli studi in Norvegia, che riesce a perforare la feroce censura militare del Myanmar. E proprio in questi giorni nel Paese asiatico sono andate a ruba le radio con le onde corte, per avere, dall’estero, informazioni non censurate sulla protesta popolare e la repressione del regime.

Politica estera, se ci sei batti un colpo
Tornando all’Italia, con questa scelta il nostro governo rischia di privarsi di uno strumento importante di politica estera. Razionalizzare è necessario, ma rinunciare a dialogare con chi vive sulla sponda sud del Mediterraneo, con i nostri vicini, può non essere saggio. Nel caso specifico, vista la nostra posizione geografica, non sarebbe particolarmente costoso. E oltre alle onde corte si potrebbero usare le onde medie, con le antenne in Sicilia o nelle sue isole minori. Basterebbe avere una politica estera.

mercoledì, settembre 12, 2007

Italia, la grande giungla FM

Penalizzata la Rai e soffocate le locali

I canali pubblici faticano a farsi sentire
In pochi anni scomparse duemila emittenti


Una giungla inestricabile. Dove ci si può fare strada solo con la forza del denaro. È la radiofonia italiana. Basta accendere l'autoradio per capirlo. Stazioni radio affastellate che cambiano nel giro di pochi chilometri. Interferenze, disturbi, segnali deboli. Un male che colpisce 38 milioni di ascoltatori, a cui nessuno vuol mettere rimedio. A farne spesso le spese è persino la Rai. Lo ha ricordato di recente proprio Antonio Capranica, direttore del Giornale radio Rai. A differenza della Gran Bretagna, per fare un esempio, alla radio pubblica non sono state
riservate fasce di frequenza. Risultato: ascolto difficoltoso per uno o più canali in tante zone. Molti ascoltatori di Radiotre protestarono a lungo quando la Rai lo spense sulle onde medie: in Fm non riuscivano ad ascoltarlo. Come Isoradio in molti tratti autostradali.

All'origine del caos sta la Mammì. Legge del 1990 che, in attesa di una regolamentazione delle Fm mai arrivata, ha congelato la situazione. Venne fatto un censimento degli impianti trasmittenti e fu bloccata l'accensione di nuovi. In teoria. Perché 17 anni fa diverse emittenti dichiararono più impianti di quelli posseduti, confidando che nessuno avrebbe mai controllato se tutte le frequenze fossero accese. Però erano legalmente rivendibili. Così, involontariamente, la
legge, congelando l'esistente ha ostacolato la nascita di nuove radio e fatto impennare il costo delle frequenze già in uso: per accendere nuovi impianti, aprire una nuova radio commerciale o allargare il raggio di ascolto non resta che comprare i trasmettitori, ovvero le frequenze. A Milano ormai costano milioni di euro.

Nessuna nuova radio può nascere se non dispone di capitali ingenti. In pochi anni le voci più piccole sono state divorate a suon di soldi dai network. Erano 3mila, oggi ne restano 1150, comprese le regionali. Impensabile che un ente non profit possa aprire la sua piccola radio in una grande città: non ci sono frequenze libere. Eppure di canali "vuoti" ce ne sarebbero, se il ministero avesse regolamentato l'etere. Lo dimostrano le radio nazionali comunitarie, come Radio Padania. Che ha sfruttato una leggina ad hoc che consente di accendere nuovi impianti, se non si causano interferenze. Ha fatto discutere parecchio in Sardegna
l'accensione di una decina di frequenze della radio della Lega, poi però cedute, in modo legale ma aggirando la Mammì, passati 90 giorni a emittenti commerciali (tra cui Radiolina, Radio Monte Carlo e Radio Cuore 2), facendo cassa. Ma non sono previste porzioni dello spettro Fm, tra 88 e 108 MHz, per le emittenti comunitarie, da quella di quartiere a quella parrocchiale.

Nel Regno Unito la legge prevede licenze speciali per piccole radio, a cui possono accedere, come squadre di calcio, ospedali, università. In Spagna convivono 2mila radio municipali tra 106 e 108 MHz. Negli Stati Uniti le radio locali sono il nerbo della radiofonia nazionale. In quasi tutti i Paesi occidentali, poi, esiste un elenco pubblico delle radio, con area di copertura e potenza del trasmettitore autorizzate. E in ogni bacino di utenza le frequenze sono assegnate in modo che ci non ci siano interferenze tra loro e di solito un'emittente può disporre di una sola
frequenza.

L'Italia invece trasmette su un altro pianeta. Nelle grandi città più di un network occupa tre frequenze, togliendo spazio ad altre voci. E provate a cercare un elenco ufficiale, attendibile, delle emittenti italiane e dei loro trasmettitori. Impossibile. Inutile chiedere al ministero delle Telecomunicazioni o ai Corerat: solo l'Emilia, la Toscana e l'Umbria mettono a disposizione i dati. In Francia o in Usa si trova tutto sul Web, in maniera pubblica e trasparante.

In Italia l'unico elenco complessivo utile, in gran parte attendibile, è quello realizzato da alcuni appassionati riuniti nel gruppo Fmdx_Italy che in sinergia con i tedeschi dell'Fmlist hanno messo on line un database delle emittenti italiane. Sono stati contati oltre 14mila impianti, in gran parte posseduti da 20 network nazionali. Ma il numero è per difetto e incerto, visto che anche le comunità montane possono
dare l'autorizzazione ad accendere piccoli impianti. C'è un network che, in Centro Italia, sta accendendo impianti a decine. «Ma è una realtà confusa in continuo movimento - spiega il giornalista Fabrizio Carnevalini, curatore del database -. Senza regole e senza controlli».

Con un grande spreco di energia elettrica, perché nella giungla le radio usano trasmettitori sempre più potenti: una gestione razionale delle frequenze potrebbe far risparmiare almeno il 30%. Una gara a chi urla di più. Per tentare la scalata ad Audiradio e ai contratti pubblicitari.

Giampiero Bernardini, Avvenire, 25 agosto 2007

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Bardelli del Corallo:
«Aiutiamo le piccole realtà, sono la vera voce del Paese»


«Lo strapotere dei grandi network radiofonici? È verissimo. Ma le emittenti del circuito Aeranti-Corallo stanno dimostrando, come le loro colleghe, tutto il valore culturale, strategico e democratico delle radio locali». Lo sostiene deciso Luigi Bardelli, presidente del circuito Corallo, di orientamento cattolico, che insieme all'Aeranti riunisce 668 radio locali italiane, più della metà delle 1150 realtà sparse sul territorio. «Occorre salvaguardare questo miracolo italiano che in 30 anni ha visto nascere in maniera spontanea centinaia di emittenti locali - prosegue Bardelli -. È una originalità tutta nostra in un momento in cui si sta tornando alla riscoperta delle radici. Questo è il passo per la vera multiculturalità».

Purtroppo, però il numero delle radio «indipendenti» italiane si è dimezzato. «È un patrimonio che si va erodendo - aggiunge il presidente -: occorre difenderlo perché è un baluardo contro l'appiattimento della globalizzazione. Noi di Aeranti-Corallo abbiamo, invece, trovato una formula vincente in cui l'unione fa la forza. In particolare, è innovativo e utile l'apporto di Radio Inblu, che fornisce a ben 200 radio di ispirazione cattolica una serie di trasmissioni che ne potenziano i contenuti nazionali e ne evitano il provincialismo». E se in Italia i grandi network radiofonici dettano legge «con un linguaggio omologato», la forza della radio locale «resta quella di raccontare il territorio, di far parlare la gente reale, che
ha relazioni vere». Troppo spesso, infatti, le radio nazionali propongono modelli «inventati». «Si guardi il caso della famiglia - spiega -. Se si ascoltano le radio locali certi stili di vita non sono accettati come normali, perché la gente in periferia è ancora seria. Il Paese reale è tutto un altro».

Come si può ovviare? «Con l'avvento digitale tutto sta cambiando - conclude Bardelli -. Il business andrà avanti, ma sono fiducioso che si troverà una soluzione. Stiamo organizzando incontri e convegni con l'Authority per le Comunicazioni, con il Ministro delle Comunicazioni e con dei tecnici. Ragioneremo come contribuire al dibattito nazionale e contrastare le direttive europee che limitano il numero delle frequenze, difendendo la specificità dell'esperienza italiana».

Angela Calvini, Avvenire, 25 agosto 2007

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I numeri

Un mercato che vale 585 milioni di euro Secondo Audiradio, nelprimo semestre del 2007, oltre 38 milioni 505 milaitaliani hanno ascoltato ogni giorno la radio. Un’attenzione che,standoalla rilevazione, cresce di anno in anno.Per quanto riguarda la classifica delle emittenti più ascoltate:al primo posto si conferma Radiouno con 6.616.000 ascoltatori nel giorno medio,seguita da Radio DeeJay con 5.604.000 ascoltatori, mentre al terzo posto mantiene la posizione Radiodue con 5.270.000, che precede Rtl (5.141.000) e Rds (5.043.000).

Altro discorso il fatturato degli investimenti pubblicitari sulla radio dove nel 2006 si sono registrati segnali molto positivi: rispetto al 2005 c’è stata una crescita del 5%,pari ad un investimento di 585 milioni di euro da suddividere tra le nazionali (395 milioni di euro e +6,5%) e le locali (190 milioni di euro e il +2%). Bene,infine,le commerciali nazionali (+8%),efficaci soprattutto sul target più cercato dai pubblicitari, quello tra i 25 e i 44 anni. (Avvenire 25 agosto 2007)

mercoledì, agosto 22, 2007

Chiude Radio National 102 (Sanremo)

Ha purtroppo chiuso i battenti a Sanremo una emittente radiofonica storica. Si tratta di Radio National 102 che, dopo alcuni ridimensionamenti negli ultimi anni, con la vendita di alcune frequenze a Radio Zeta, ora ha venduto gli ultimi impianti a Radio Valle Belbo, emittente del basso Piemonte.

Radio National 102 era nata negli anni ’70, quando tutta la nazione vedeva il proliferare delle radio, primo strumento di comunicazione (dopo la carta stampata) a livello locale. Quindi l’arrivo anche delle tv private e, dopo un’ascesa continua, lo stop dettato dai network. Programmazione migliore, vendita pubblicitaria nazionale ed offerte milionarie (in alcuni casi anche miliardarie) per la cessione delle frequenze, hanno pian piano ridotto l’etere radiofonico locale. Radio National 102 era nata poco dopo Radio Stereo 103 (al tempo Stereo Sanremo ed ora Radio 103) e Radio Sanremo. Nacquero al tempo anche altre emittenti più piccole, poi chiuse in breve tempo (Radio Tris, Radio Kemonia, Radio Stereo Nord) ma anche emittenti come
Radio Sound 2000, poi cambiata in Radio 2000, che ebbe vita più lunga e ottimi riscontri di ascolto. Alla fine l’etere sanremese ha preso la strada di ogni parte d’Italia, dove il professionismo ha preso il posto del volontariato e, con le nuove Leggi è praticamente impossibile portare avanti una radio o una televisione senza investimenti importanti.

Ma torniamo a Radio National 102: la passione di Alberto Serini (in arte Alberto G.) per il liscio, o come lui preferiva chiamarla, la ‘Musica Ruspante’, ha fatto creare alla ‘102’ (come si chiamava al tempo) una nicchia a cui molti si sono abituati. Alberto ha condotto il pomeriggio ‘ruspante’ per oltre 30 anni, senza soluzione di continuità. Altri giovani gli davano una mano, coprendo gli altri spazi della giornata, ma alla fine anche Alberto ha lasciato la radio. Secondo voci di corridoio sembra che voglia proseguire la sua ‘Musica Ruspante’ via web. Un altro pezzo di radio a Sanremo se ne va. Comunque grazie Alberto!

da www.sanremonews.it via TalkMedia

giovedì, agosto 16, 2007

Chiude Radio MilanInter

Radio MilanInter ha chiuso i battenti. All'improvviso il 14 agosto. Dopo due giorni di silenzio al suo posto, sulla frequenza di 91,7 MHz FM, a Milano è comparsa Radio Capital

da Avvenire 15-08-2007

Brutta sorpresa ieri per tanti sportivi milanesi. Il segnale di radio MilanInter, sulla frequenza di 91.7 MHz Fm, è sparito. L’emittente ha spento l’impianto cittadina dopo 2 anni e mezzo di attività. La radio, dedicata al calcio, era nata nel gennaio 2005 con l’obiettivo di diventare il punto di riferimento quotidiano per i tifosi delle due squadre meneghine. Tanta informazione e dibattiti in diretta. Contava un buon numero di ascoltatori, in continua crescita, e nessuno si aspettava un’uscita di scena così repentina. Secondo l’agenzia Datasport la frequenza sarebbe stata ceduta a Radio Deejay, uno dei 3 network del Gruppo l’Espresso. Non è chiaro che fine faranno i 15 collaboratori di MilanInter. (Giampiero Bernardini)

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dall'Agenzia Datasport

(AGM-DS) - Milano, 14 agosto - Dopo il caso del quotidiano “Dieci”, a distanza di pochi mesi cessa di esistere un’altra realta’ editoriale in ascesa. L’emittente sportiva Radio MilanInter vende le frequenza storica 91.7 su Milano – aveva iniziato le trasmissioni nel gennaio 2005 - a Deejay, radio del Gruppo Editoriale L’Espresso, per una cifra ancora sconosciuta ma certamente importante. Una proposta economica che ha convinto gli editori dell’emittente a cessare improvvisamente le trasmissioni, lasciando i consueti locali di lavoro in fretta e furia, all’alba del 14 agosto.Grande sorpresa per gli ascoltatori. Numerose sono state le chiamate sulla linea telefonica dedicata alla radio con segnalazioni di mancata ricezione della frequenza. Segnalazioni ovviamente cadute nel vuoto. Gli oltre 15 collaboratori della radio non sarebbero ancora a conoscenza della cessione e al ritorno dalle vacanze troveranno una sorpresa tutt’altro che piacevole. Cercando di contattare il direttore Lapo De Carlo, il suo telefono risulta non raggiungibile. Si conclude cosi’ dopo due anni e sei mesi un progetto radiofonico su Milano che sembrava destinato a grande successo e che invece e’ improvvisamente cessato.

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Da ViviMilano 16-8-2007

MILANO - Una chiusura improvvisa. Senza preavviso. "Radio Milan-Inter" ha cessato le trasmissioni. Dal 14 agosto non esiste più. La proprietà ha ceduto le frequenze a una concessionaria che gestisce tra l'altro le frequenze di Radio Deejay. Una decisione che ha lasciato interdetti gli ascoltatori - i quali stanno esprimendo la loro protesta sui forum del sito - ma soprattutto la stessa redazione. Tanto che Lapo De Carlo, direttore dell'emittente, confessa a Datasport di essere venuto a
conoscenza della notizia praticamente a cose fatte. «L'editore ha chiamato uno per uno quelli che ha trovato. Ma siamo caduti dalle nuvole».

SENZA LAVORO - Come mai questa decisione improvvisa? «Perché evidentemente il loro investimento ha portato un certo numero di ascolti, ma meno pubblicità di quanto sperassero. Radio MilanInter andava molto meglio di un anno e mezzo fa, ma aveva ancora normali problemi economici di gestione». Oltre alla scelta di cedere le
frequenze, anche il metodo non è andato giù ai redattori. E ci mancherebbe. «All'improvviso hanno portato via tutte le nostre cose e i computer - raccontano - è come se in redazione fossero passati i ladri. Qualcuno è stato avvisato dall'editore, qualcuno dai colleghi. Fatto sta che da un giorno all'altro una quindicina di giornalisti si ritrovano senza lavoro».

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La testimonianza. Da TalkMedia

Come ex tecnico di radio milan-inter penso che cifre alte o basse il rispetto
per la gente che ha sudato per far crescere quella radio non deve mai venir
meno, e in questo caso avvertire tutti il giorno prima non sia stato proprio un
bel colpo...Penso che a volte si perda di vista il lato umano delle cose...se la
radio doveva chiudere bene, ma almeno avvisare i dipendenti e i
radioascoltatori.Mi dispiace per tutti quelli che veramente ci credevano, per
tutte quelle persone che non hanno mai guardato l'ora accumulando ore e ore di
starordinari gratis per il bene della radio, tutti gli sforzi per migliorare il
servizio, l'entusiasmo per la nuova sede, le notti passate a cablare gli studi,
le idee per cercare di dare sempre quel qualcosa in piu' agli ascoltatori sempre
piu' numerosi, perchè questo lavoro nasce da una passione che purtroppo per noi
gli editori non hanno, ma il rispetto per le persone, non dovrebbe MAI
mancare!!! Mi dispiace per Debora, Alessandro, Beppe,
Francesco, Alessio, Claudio, tutte persone con cui ho lavorato e che si sono
sempre fatte in quattro per il bene della radio.Se non era per scelte diverse
che mi hanno portato a scegliere altre realta' radiofoniche a quest'ora sarei
uno dei nuovi disoccupati...
Filippo Salmè

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Vecchio articolo Millecanali
17 Dicembre 2004 - MilanInter Fm: la radio va in gol

Nasce la nuova emittente dei tifosi milanesi. È Milaninter Fm, che trasmetterà a Milano e Como sulle frequenze oggi di Radio Company. Promotore è Claudio Rampazzo, direttore Giorgio Micheletti, concessionaria la Arcus Pubblicità.

Grossa novità nella modulazione di frequenza milanese: arriva Milaninter Fm, la prima radio dedicata ai tifosi delle squadre di calcio del capoluogo lombardo; la nuova radio locale meneghina (che potrà essere seguita anche a Como e in altre zone della Lombardia) comincerà a trasmettere da fine gennaio 2005 sotto la direzione di Giorgio Micheletti e si avvarrà di una ‘squadra’ di collaboratori di tutto rispetto.
Concessionaria pubblicitaria sarà la sempre più lanciata Arcus Pubblicità.

“Milaninter Fm colma un vuoto fin troppo evidente per una delle capitali del calcio italiano come Milano - ha spiegato Maurizio Ferrian, Amministratore Delegato di Arcus Pubblicità - . Per noi rappresenta un consolidamento significativo in un settore, quello delle emittenti radiofoniche regionali, che conosciamo bene e sul quale puntiamo sempre di più. Riteniamo che il nostro approccio one-to-one con il cliente rappresenti un reale valore aggiunto per il lavoro che ci aspetta su Milaninter Fm, in virtù di un target di ascoltatori che taglia trasversalmente la popolazione lombarda”.

Promotore dell’inedito progetto radiofonico è una nostra vecchia conoscenza, Claudio Rampazzo della veneta Companygroup, tanto che la nuova emittente trasmetterà su due frequenze oggi ‘occupate’ da Radio Company a Milano e Como. Milaninter Fm vuole anzi
“esprimere il meglio dell’esperienza dei due gruppi editoriali veneti che vanno a costituirla e a dare vita all’iniziativa, Gruppo Company da una parte e Gruppo Radio Padova dall’altra”.

Milaninter Fm si propone di diventare il punto di riferimento quotidiano delle tifoserie milanesi, partendo dal famoso modello delle ‘radio specializzate romane’ e integrandolo con servizi e con un taglio fortemente innovativo, capace di attingere anche da altri media, come la tv. In un palinsesto di dodici ore in diretta e dodici in replica, ampio spazio sarà dedicato ai tifosi, che potranno esprimere la loro voce attraverso un canale autorevole e imparziale. L’emittente, come si diceva, trasmetterà sulle frequenze dei 91,6 (Como) e dei 91,7 (Milano) e presto sarà captabile anche via satellite e via Internet.

sabato, luglio 28, 2007

In FM la voce dell'hinterland (milanese)

Comunicazione e volontariato sono due termini che parrebbero talora non coincidere perfettamente. Non è certo così per Radio Hinterland, un’emittente dai connotati e contenuti speciali. «Una radio comunitaria, d’ispirazione cattolica, non commerciale, nata da una cooperativa e costituita da volontari. Una radio da leggere. Nessuno è pagato per farla e quello che ci muove è autentico spirito di servizio, sempre sostenuto da una profonda professionalità», spiega il vicedirettore Gabriele Pugliese (nella foto), di mestiere insegnante in un Centro Territoriale Permanente. «Radio Hinterland è una radio di servizio per i cittadini del Sud Milano – prosegue –. Una radio che ha l’obiettivo di mettere in rete tutte le informazioni sul territorio che nessun altro strumento potrebbe fare: dalla cronaca a ogni utile informazione, ponendo in gioco tutte le passioni che si muovono e ci muovono, prendendo in considerazione i disagi e ponendo all’attenzione generale le conquiste civiche». FM 94.600 MHz e www.radiohinterland.org sono, rispettivamente, la frequenza e l’indirizzo Internet di questa radio-portale.
«Alle difficoltà di tipo tecnico che si potevano incontrare nella trasmissione via etere abbiamo ovviato istituendo il sito Internet che è divenuto un vero e proprio portale dei comuni del Sud Milano. Radio e sito s’intrecciano perfettamente».
Ci sono poi altri ambiziosissimi progetti sul tappeto: «Ci piacerebbe mettere in rete tutte le parrocchie del Sud Milano e del Nord Pavia affinché possano comunicarsi le proprie esperienze. Al progetto stanno lavorando una coordinatrice, l’ingegnere Alessandra Salomone, e i referenti indicati dalle parrocchie contattate. I primi segnali in risposta, soprattutto dal Decanato di Rozzano retto da don Franco Cecchin, sono stati estremamente positivi. Presto avremo anche notiziari in rumeno e in arabo. Vogliamo fornire uno strumento supplementare a gente venuta da lontano per vivere insieme con noi. Socializzare è la nostra parola chiave: le persone non debbono rinchiudersi in se stesse».

Alberto Figliolia, Avvenire 22 luglio 2007

giovedì, luglio 19, 2007

Virgin Radio, scommessa sul rock

Il rock riparte da Milano. Oggi. Appuntamento alle 12 sul binario Virgin Radio. La scommessa è semplice, da spiegare almeno: nel caotico panorama radiofonico italiano manca una radio puntata sul rock, la musica ha segnato più di ogni altra gli ultimi 50 anni. Di qui l’idea di lanciare un network in Fm interamente dedicato a questo filone musicale. L’operazione è nata all’ombra della Madonnina a partire da un mix di coincidenze.
Da una parte il gruppo Rcs ha visto naufragare l’avventura di Play Radio e deve ripartire. Dall’altra il gruppo Finelco, proprietario dei colossi Radio 105 e Radio Montecarlo, nonché delle piccole Rmc 2 e 105 Classics, è alla ricerca di nuovi spazi di mercato. Così i trasmettitori di Play Radio sono passati a Finelco, di cui Rcs ha acquisito il 34,6%. Il primo mette il know how radiofonico, il secondo la potenza di fuoco pubblicitaria e informativa. Insieme hanno individuato lo «spazio libero» nel rock. Ma hanno dovuto correre.
L’operazione è stata messa in piedi in un paio di mesi. Corsa necessaria per sbarrare la strada al gruppo Mondadori, che dopo il buon risultato di R101, altra radio con base meneghina, avrebbe voluto rilanciare in autunno Rock Fm, acquistata due anni fa insieme alla «vecchia» Radio 101, oggi ridotta a una dozzina di impianti, entrando a gamba tesa nello stesso ambito. Così oggi si parte. Dai Led Zeppellin a Bruce Springsteen sarà grande musica. Al momento niente speaker, solo annunci preregistrati, con la voce carica di Sophia Eze. Ci si affida alla fantasia del direttore artistico Ringo, da oltre 10 anni una delle voci di Radio 105. E si punta molto ad allargare il pubblico ai teenager. (Del palinsesto e del contenuto artistico si parla nelle pagine degli spettacoli).
L’informazione sarà invece ridotta. Solo 7 appuntamenti al giorno. Sarà «irriverente, ma rispettosa. English humor», si assicura. Ma detta così l’operazione appare rischiosa, potrebbe scivolare nel giovanilismo e nella banalità. Comunque staremo a sentire. A Milano su 87,6 e 104,5 Mhz Fm.

Giampiero Bernardini Avvenire 12 luglio 2007

martedì, aprile 10, 2007

Un mensile gratuito dedicato alla radio

È nato giornaleradio.info, il primo newsmagazine italiano dedicato al mondo della radio. Si tratta di una newsletter mensile che viene distribuita gratuitamente in formato digitale (PDF) dal sito www.giornaleradio.info e che, ogni mese, raccoglie e propone notizie, informazioni, curiosità e dati provenienti dal vasto e articolato sistema radiofonico italiano.

Giornaleradio.info è diviso in rubriche. Oltre alle 'Ultime notiziè dal mondo radiofonico, sono presenti informazioni dedicate ai grandi player pubblici e privati nella sezione Big; ampio spazio è dedicato alle radio locali; le news internazionali sono raccolte nella sezione Mondo. E poi, in Web Tech radio online, podcast e link dall'universo tecnologico, Mix, tutta la radio minuto per minuto; e una sezione Doc con ricerche, dati e documenti.

Curato da un team di appassionati ed esperti, capitanati dalla giornalista Nicoletta Boldrini, giornaleradio.info ha come obiettivo di 'diventare un punto di riferimento specializzatò per la promozione e lo scambio di informazioni all'interno di un settore del mercato media molto importante nel nostro Paese, dal punto di vista economico, pubblicitario e, naturalmente, culturale.

Giornaleradio.info nasce dall'iniziativa di un gruppo di giornalisti, appassionati del mondo radiofonico, con l'obiettivo di raccogliere e distribuire mensilmente le notizie che vengono prodotte da operatori e organi di stampa per diventare il punto di riferimento del settore. (fonte: Sin/Pn/Adnkronos)

giovedì, aprile 05, 2007

Radio FM, quale futuro?

Si è conclusa il 1° aprile al Museo della scienza e della tecnologia di Milano la mostra dedicata alla radiofonia italiana. «Radio Fm 1976-2006 - trent’anni di libertà di antenna» è il titolo dell’esposizione inaugurata il 1° marzo. Un successo. A visitarla sono state oltre 20mila persone. Molte anche le scuole che hanno organizzato la visita.


Nel 2006 sono ricorsi i 30 anni della sentenza 202 della Corte costituzionale che sancì la libertà di emissione radiofonica nel nostro Paese. Una data miliare nella storia dei mass media, un vero spartiacque tra l’era in cui la comunicazione via etere era monopolio statale e quella delle mille voci. Anche se, dopo l’entusiasmo iniziale, si è entrati in una fase in cui è prevalso in modo eccessivo il business senza regole.

In Italia, infatti, l’uso delle frequenze e le potenze di trasmissione non sono, di fatto, regolamentate. Una giungla dove le voci piccole, le emittenti comunitarie, hanno sempre meno spazio. A differenza di quanto accade negli Usa, in Gran Bretagna, in Spagna e altri Paesi occidentali. Forse sarà questo il tema su cui riflettere una volta concluse le celebrazioni relative ai primi 30 anni. A questo proposito, però, ritrovare grazie alla mostra lo spirito degli esordi non può che aiutare a ripensare il futuro della radio in Italia.
Giampiero Bernardini, Avvenire

mercoledì, marzo 21, 2007

FM al Museo della scienza e della tecnologia

Inaugurata a Milano una nuova area espositiva dedicata alla radiofonia. Ricostruito il primo studio di Radio 105: una rivoluzione dei media

Una stanzetta disadorna. Due vecchi giradischi, un mixer da poco, un registratore. Cartoni delle uova al muro. Nulla di speciale. Pare. Ma l’apparenza inganna. Questo è un pezzo della storia italiana. È la regia, la prima, di Radio Studio 105, una delle colonne della radiofonia privata italiana, il primo network nazionale privato, ricostruito al Museo della scienza e della tecnologia di Milano.

«Stavamo ore attaccati al microfono, in quello scantinato, a Lorenteggio. Ci portavamo i dischi da casa. L’elenco delle canzoni lo scrissi per la prima volta sul retro di un poster. Il primo palinsesto, ma allora non sapevo nemmeno cosa fosse». Era il 16 febbraio del 1976. Di anni ne sono passati eppure Loredana Rancati, la prima Dj e pure la prima direttrice artistrica della radio, racconta quei momenti con lo stesso entusiasmo di allora. Stessa parlantina pimpante, stessa intonazione di chi, allora, cambiò il modo di stare davanti al microfono. E stessa simpatia. «Non ci rendevamo conto di quello che in realtà stavamo facendo», ammette, candida, la Rancati davanti alle tante persone intervenute all’inaugurazione della nuova area museale dedicata alle emittenti radiofoniche.

Eppure quei ragazzi entusiasti sui 105,5 MHz, insieme a tanti altri loro coetanei di tante altre radio sparse per la Penisola, furono i protagonisti di una rivoluzione culturale. La comunicazione cambiò volto. Anche «mamma Rai», dovette adeguarsi. E pure la carta stampata cominciò a rivedere la grafica. Meno grigio, nei nostri media. Più fantasia, più spazio ai nuovi generi musicali, nuovi linguaggi. Un nuovo stile. E Milano fu al centro di questi cambiamenti epocali.

«Questa città – conferma Massimo Temporelli, curatore del dipartimento della comunicazione del Museo Leonardo da Vinci – è sempre stata in prima fila nella storia della radiofonia nazionale. Non potevamo non aprire una nuova sezione per raccontare questa epopea». Sezione espositiva che ruota intorno a tre momenti fondamentali. La fase sperimentale, segnata da un pioniere milanese, Erminio Donner Flori, che attivò la prima emittente nel 1923 in piazza Aquileia.

La fase istituzionale, qui rappresentata dal potente trasmettitore in onde medie della Rai di Siziano (Pavia) e da uno splendido banco di regia anni ’50. Infine le radio libere, l’era della modulazione di frequenza. E nell’occasione inaugurale il Museo ha voluto riconoscere i meriti di un pioniere della radio e suo prezioso collaboratore, l’ingegnere Franco Soresini, a cui è andato un riconoscimento speciale. Sarà un caso, ma Soresini è nato nel 1920, l’anno in cui è nata anche la radiofonia, il broadcasting, negli Stati Uniti.

Pionieri. I radioamatori che hanno lasciato il segno

«Un museo non deve solo conservare reperti, ma anche aiutare a comprendere la contemporaneità. A capire il presente». Ne è convinto il direttore del Museo della scienza e della tecnologia Leonardo da Vinci, Fiorenzo Galli. Proprio per questo ha deciso di arricchire la sezione delle telecomunicazioni con una sala dedicata alla radiofonia. Da una parte, insomma, l’aspetto tecnico, dall’altro quello sociale. Come le tecnologie incidono sui modi di fare cultura e informare, segnano la vita quotidiana di un popolo. Valorizzando anche i pionieri. Come quelli della radio. Ad esempio il milanese Erminio Donner Flori che per primo, dalla sua casa, iniziò a trasmettere musica e informazione, anticipando di un anno la nascita dell’Unione radiofonica italiana. Avvenuta a Roma il 6 ottobre 1924.

Ma a Milano si ascoltava male e l’Uri nicchiava sull’apertura di una stazione al Nord. Allora un gruppo di radioamatori milanesi, guidati da Eugenio Gnesutta, decise di seguire la nobile tradizione lombarda del fai da te e attivò un’emittente pirata: Posto Zero. Al termine della prima trasmissione l’annunciatore invitò gli ascoltatori, se ce n’erano, a trovarsi mezz’ora dopo per un aperitivo in centro. Si presentarono in 50, tutti entusiasti. L’Uri comprese e dopo poco installò una stazione anche a Milano.

Questi eventi sono ricordati anche al museo. E appaiono una buona lezione di vita, sempre valida. Per i cittadini, ma anche per gli amministratori meneghini.

di Giampiero Bernardini - Avvenire, 21 marzo 2007

lunedì, marzo 19, 2007

Festa nazionale delle radio scolastiche

Lecco Incontrare, conoscere e scoprire chi dà voce ai ragazzi. Questo il senso della prima Festa nazionale delle radio scolastiche, in programma giovedì e venerdì a Lecco, nell’ambito delle manifestazioni per il decennale del gruppo «Ragazzi e Cinema».

L’associazione, nata a Oggiono nel ’97, è attiva nelle province di Lecco e di Como con l’obiettivo di coinvolgere bambini e adolescenti in attività legate al cinema, alla radio ed allo spettacolo. Tra le attività svolte, la realizzazione di un film ideato ed interpretato dai ragazzi stessi, l’allestimento e la conduzione di trasmissioni radiofoniche, l’organizzazione di eventi pubblici.

«Con questa due giorni di eventi radiofonici – spiegano gli organizzatori, che danno appuntamento sulle frequenze della locale Radio Cristal, che seguirà tutto in diretta – vogliamo far incontrare ragazzi e adulti che, come accade nel territorio Lecchese e Comasco da ormai parecchi anni, vivono, in diverse zone d’Italia, l’esperienza di costruire e condurre trasmissioni radiofoniche grazie sia al supporto della scuola o di realtà associative, sia mediante la disponibilità di emittenti radiofoniche (per lo più locali) che offrono, soprattutto a giovani appassionati, la possibilità di gestire spazi e programmi in autonomia e spontaneità. Si va dai classici dj, agli speaker per passione, coloro insomma che lo fanno come hobby, nel tempo libero».

Proprio per favorire la contaminazione tra esperienze e generi diversi, il meeting lecchese, che si svolgerà alla sala Ticozzi della Provincia, e ospiterà ragazzi di tutte le parti d’Italia. La prima giornata, per esempio, vedrà tra i protagonisti Radio Luiss e Radio Zainet di Roma, Radio Tuttifermi del Liceo Scientifico Fermi di Ragusa e i responsabili della trasmissione Crapapelata di Radiopopolare. Giovedì pomeriggio dalle 16, dagli studi di Radio Cristal andrà in onda la prima diretta radiofonica della II E della scuola media Rinaldini di Flero (Brescia). Infine, la mattina di venerdì sarà dedicata a un confronto sul tema «La radio a scuola : un nuovo modo per insegnare e imparare».
Paolo Ferrario
Avvenire 20 marzo 2007

sabato, marzo 03, 2007

Radio Meneghina compie 31 anni

MILANO - «Perché non facciamo una radio anche noi?». Una domanda che era un ordine. Alfredo Maiocchi, presidente del Circolo Ambrosiano, la fece al suo vice Tullio Barbato. Correva l’anno 1975. In poco tempo venne allestita una stazione «sperimentale»: 6 ore al giorno di trasmissione, per alcuni mesi. Fino al 4 marzo 1976, quando nacque ufficialmente Radio Meneghina. L’unica radio autenticamente milanese, che non ha mai smarrito lo spirito originale. E che ha ancora lo stesso direttore, Barbato appunto, e ai microfoni sempre alcuni dei primi conduttori. Un’emittente d’identità, pensata quando la politica non si occupava di certi argomenti e che non si è mai fatta inglobare dalla politica.

Domani festeggerà, sui 91,95 MHz FM, 31 anni. E il Ghino, diminutivo di Meneghino, la mascotte disegnata nel ’77 da Davis Scalzulli, strizza l’occhio agli ascoltatori con immutata allegria. «Certo – racconta Barbato, 71 anni portati con la passione di un trentenne – i tempi sono cambiati. Una volta bastavano 200 watt per arrivare a Bologna. Oggi tutti usano trasmettitori potentissimi e costosi. Così le frequenze sono nel caos e fare sentire la nostra voce non e facile». Ma hanno avuto coraggio. Non hanno mai ceduto alla comodità di fare una radio musicale, del tipo canzonette tutte uguali e via.

Hanno scelto un palinsesto di parole: informazione locale, arte, cultura, teatro dialettale, canzone meneghina. Non hanno fatto soldi, ma i loro 100 programmi settimanali, di 30 minuti l’uno, sono seguiti da 188mila milanesi.
«Dalle notizie ai programmi culturali seguiamo sempre la stessa regola – spiega il direttore –: trattiamo tutto con rigore, ma cerchiamo di proporlo come un vicino di casa che ti racconta una storia».

Linguaggio diretto, piano e chiaro. Ecco il segreto. Tempo fa una portinaia di via Ovada ha telefonato chiedendo: «La filosofia di cui parlate alla radio è la stessa che si studia a scuola?». «Certo», hanno risposto. «Ma allora – è stata la replica – perché mio figlio dice che è così difficile? A me piace tanto». Quando la radio libera la mente.
(Giampiero Bernardini, Avvenire 3 marzo 2007)
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Se una radio è milanese davvero non può dimenticare i nuovi milanesi. Per questo Radio Meneghina si rivolge anche agli stranieri che vivono qui. In questo periodo ospita quattro trasmissioni, due di peruviani, una di brasiliani e una di filippini. Programmi che si affiancano a quelli in milanese, che vengono seguiti anche all’estero, via Internet (www.radiomeneghina.it) da chi è nato sotto la Madonnina ma è emigrato per scelta o per necessità. «E capita - racconta il direttore Barbato – che ti scriva una ascoltatore dall’Argentina e che poi si scopra che abbiamo giocato insieme da ragazzini in via Stendhal».

Un’antenna come questa non può non dare spazio alla grande tradizione del teatro. Tra i suoi collaboratori anche Piero Mazzarella, Carletto Colombo, Mario Barillà. E dalla modulazione di frequenza alle iniziative nei teatri il passo è breve. Ma oltre a organizzare spettacoli, concorsi di prosa e poesia, festival di canzoni dialettali, cabaret, feste, «la banda del Ghino» publica libri e cd. E promuove viaggi e vacanze. «È una radio locale – dicono – ma non rinuncia a un respiro internazionale».
(Giampiero Bernardini, Avvenire 3 marzo 2007)

lunedì, febbraio 19, 2007

RADIO FM 1976-2006: Trent’anni di Libertà d’Antenna

Al Museo nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci, via San Vittore 21, a Milano, il Corecom (Comitato regionale per le comunicazioni della Lombardia) in collaborazione col Museo Leonardo da Vincidi Milano ha organizzato (1° marzo – 1° aprile 2007)la mostra RADIO FM 1976-2006. Trent’anni di Libertà d’Antenna, ideata e organizzata da Minerva Eventi.


Nel 2006 sono ricorsi i 30 anni dalla sentenza n° 202 della Corte Costituzionale che ha sancito la libertà di emissione radiofonica privata nel nostro Paese. La mostra ripercorre questi trent’anni di radio in FM attraverso fotografie, suoni, immagini, musica, jingle, sigle di apertura e di chiusura dei programmi, filmati, oggetti, materiali storici, strumentazioni legate al mondo radiofonico e i racconti dei testimoni. Una galleria cronologica consentirà di rivivere i più importanti avvenimenti dei personaggi e delle mode che hanno avuto come contesto la radio: suoni nell’etere, voci, ricostruzioni d’ambienti e di situazioni, per presentare non una semplice raccolta di immagini ma una serie di luoghi da scoprire.

La prima esperienza di radio libera in Italia dura soltanto due giorni: la messa in onda del 25 e 26 marzo 1970 di Radio Libera Partinico (Radio Sicilia Libera) viene interrotta dalla polizia dopo 27 ore. Tre anni più tardi iniziano a trasmettere in maniera episodica e irregolare varie emittenti radiofoniche, contravvenendo alla legge vigente che assicurava il monopolio alla RAI, considerate “clandestine” o “pirata”. Il 28 luglio 1976 la sentenza n° 202 della Corte Costituzionale sancisce la legittimità di trasmissioni private, purché a copertura locale.

Oggi in Italia gli ascoltatori quotidiani delle radio sono circa 37 milioni, mentre le emittenti che trasmettono dal territorio nazionale ammontano a quasi 1.200.

Tra gli oggetti esposti non mancheranno, infine, oggetti d’epoca, come i primi trasmettitori, giradischi, piastre di registrazione, mixer e microfoni; una raccolta degli adesivi più importanti e graficamente significativi che ancora oggi sono motivo di culto da parte di appassionati e collezionisti; le cover dei dischi in vinile che dal 1975 hanno rappresentato la vita musicale della nostra società; i pannelli con i testi dei jingle più famosi, le frasi e gli slang che sono divenuti d’uso comune fra i giovani.

LOMBARDIA IN PRIMO PIANO
Un’importante sezione sarà dedicata alla peculiarità delle storie e delle esperienze
radiofoniche della regione Lombardia, grazie alla preziosa collaborazione delle radio stesse e dei personaggi radiofonici di ieri e di oggi che hanno reso Milano e la Lombardia una capitale italiana della radiofonia. Le radio lombarde registrate sono oggi 244.

IL MUSEO E LE TELECOMUNICAZIONI
La mostra è collocata nella vasta area Telecomunicazioni del Museo che rappresenta una delle più importanti collezioni in Europa dedicate al settore delle telecomunicazioni. Una raccolta composta da più di 2.000 reperti in grado di narrare le scoperte scientifiche e le trasformazioni sociali che hanno caratterizzato gli ultimi 200 anni della nostra storia. Nella nuova area espositiva, inaugurata nel 2005, antichi telegrafi, le radio di Marconi, alcuni storici impianti radiofonici e i più significativi prodotti dell’industria italiana ci accompagnano
in un viaggio in grado di orientarci tra le più recenti trasformazioni digitali dove telefono, macchina fotografica, radio, cinema e computer sembrano fondersi in un’unica nuova epoca tecnologica e culturale, quella delle Tecnologie per la Comunicazione e l’Informazione (Information Communication Technology, ICT).

EVENTI COLLATERALI
Due in particolare i momenti che saranno organizzati durante la permanenza della mostra.
14 marzo – ore 18.00, Auditorium: Tavola Rotonda “Parole in Libertà”.
Come le radio libere hanno cambiato il linguaggio degli italiani. Parteciperanno protagonisti della radiofonia studiosi e critici.
28 marzo – ore 15.00, Sala del Cenacolo: Convegno: “Senza Antenna – La radio nell’era della riproducibilità digitale”.

L'incontro tra il primo e l'ultimo mezzo di comunicazione del novecento - la radio e Internet – rappresenta un universo di linguaggi e pratiche di produzione e fruizione ancora poco esplorato. Dallo streaming al podcasting, dalla personalizzazione dell'ascolto alle radio "fai da te", il convegno discuterà sia di possibili scenari che di modelli già esistenti di ibridazione tra radio e Rete. Tra i relatori Silvain Gire, responsabile editoriale di Arte Radio, la divisione internet del canale francese Arte Albino Pedroia, docente di Produzione radiofonica alla Sorbona di Parigi, esperto di digitalizzazione delle Telecomunicazioni.

IL CORECOM
La mostra è stata promossa dal Corecom (Comitato Regionale per le Comunicazioni della Lombardia), che esercita a livello territoriale funzioni di governo, garanzia e controllo. In quanto organo funzionale dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, ha alcune specifiche deleghe, tra cui: le conciliazioni tra utenti e i gestori delle telecomunicazioni, l’esercizio del diritto di rettifica, la vigilanza sulla pubblicazione e diffusione dei sondaggi, la vigilanza sulla tutela dei minori nel settore radiotelevisivo. Svolge anche attività di consulenza per la Regione in materia di comunicazione e di informazione radiotelevisiva. Il Corecom tutela il pluralismo e la parità di accesso agli organi di informazione e comunicazione. Sostiene lo sviluppo del settore radiotelevisivo e svolge attività di ricerca e approfondimento. Una presenza cruciale in una regione, la Lombardia, con la più alta concentrazione di gestori di telecomunicazioni e accessi in rete, e tra quelle con il maggior numero di emittenti televisive e radiofoniche locali.

IL CATALOGO
È stato realizzato per la mostra un volume (oltre 450 pagine a colori) che raccoglie nelle sue tre parti studi e testimonianze, immagini di diverse epoche e un’ampia inchiesta fotografica. Il Catalogo include “un sedicesimo” dedicato esclusivamente alle emittenti lombarde.

INFORMAZIONI
Minerva Eventi: www.30annidiradiofm.it | 051.897420 | organizzazione@30annidiradiofm.it
CORECOM della Lombardia: www.corecom.com
Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia: www.museoscienza.org | 02.485551

INGRESSO LIBERO
Dai siti www.30annidiradiofm.it e www.corecom.com sarà possibile scaricabile il coupon che consentirà l’accesso gratuito alla mostra.

ORARI: da martedì a venerdì 9.30-17.00 – sabato e festivi 9.30-18.30 – lunedì chiuso

sabato, febbraio 17, 2007

Italiani & corsi, un ponte sul mare

Nuovi orari da febbraio del programma in Italiano e Corso dalle antenne di Radio Corse Frequenza Mora in onda sulle frequenze in onda media 1494 kHz e 1404 kHz:
Venerdi alle 1010-1035 UTC
e Domenica alle 1205-1230 UTC
purtroppo la ripetizione serale del Lunedi è stata soppressa.

Il programma può essere ascoltato anche in real audio:
www.radiofrance.fr/chaines/france-bleu
Oppure
anche sulla WEB di Radio Press di Cagliari, in onda Venerdi alle 1010-1035 UTC ed in replica al Lunedi alle 0910-0935 UTC

Notizia by Dario Monferini, via PlayDX list

La Hora di nuovo on air

La peruviana Radio La Hora, 4855 kHz, è tornata ON AIR il 17 febbraio, dopo seri problemi tecnici. Ne dà annuncio alla lista Play DX, coordinata da Dario Monferini, Carlos Gamarra Moscoso, direttore dei servizi tecnici della radio. Di notte si ascolta anche in Italia.

Estimados amigos de PLAYDX,
soy el lc. Carlos Gamarra Moscoso, director de frecuencias de radio La Hora Cusco Peru, para hacerle de conocimiento con mucha alegria que desde hoy sabado 17 de febrero a las 18 hrs. ( hora local ) el departamento tecnico de esta emisora con don Edmundo Montesinos a la cabeza ha repuesto la señal internacional en la onda corta 4855 kHz despues de haber sufrido serios daños nuestro trasmisor, pero gracias a los reclamos de oyentes de Puno. Madre de Dios , Apurimac hasta de Junin y Anchash, se hizo los esfuerzos economicos grandes para volverlo operativo el trasmisor.
Le informo que ahora R. La Hora trabajarà en forma simultanea am-fm y o.c de 5 am a 11 am hrs y de 17 a 19 hrs de lunes a sabado. Quiero informar a los dx del mundo que estamos listos para enviarles nuestras qsls y banderines de Radio La Hora .
Le informo tambien que en una semana mas R. Universal de Cusco volvera a su onda corta en 49m tambien tuvo problemas con las descargas electricas.
Una vez mas le pido por favor que nos envien con mucha prontitud los informes de recepcion.
Cordiales dx. Carlos Gamarra Director de frecuencias
adalidcusco@hotmail.com

martedì, febbraio 13, 2007

Radio Bakhita, scommessa sulla pace in Sudan

da Juba (Sudan) - Il traliccio metallico del ripetitore spunta tra le capanne, gli
studi di registrazione sono due container mimetizzati sotto un tetto spiovente:
Radio Bakhita, sui 91 MHz in Fm, prima emittente cattolica della storia del Sudan, da ieri è finalmente nell'etere. «Ci sono voluti tre anni, ora siamo in onda», spiega alla vigilia del lancio ufficiale la direttrice suor Cecilia Sierra Salsido, missionaria comboniana originaria del Messico. «Non è una radio cattolica per cattolici, ma una voce per la pace e la riconciliazione».
Quattro-sei ore al giorno di trasmissioni «dipenderà anche dall'energia elettrica disponibile» - sorride la suora-giornalista - per parlare «a un pubblico di giovani». Che in Sud Sudan sono nati e cresciuti con il sottofondo della guerra. Adesso si cambia ritmo: «I sudanesi sono creativi e hanno dentro la musica. Li ascolteremo e li faremo parlare». Un drappello di giovani con formazione giornalistica minima raccoglierà notizie. L'emittente le diffonderà a un pubblico potenziale di 400.000 ascoltatori in un raggio di 30 chilometri intorno a Juba. «Il progetto prevede poi un network in tutto il Sud Sudan», spiega la responsabile di Radio Bakhita, che prende il nome dalla prima e unica santa sudanese originaria del Darfur canonizzata nel 2000 da Giovanni Paolo II. «Qui come in gran parte dell'Africa la radio è l'unico strumento d'informazione». L'emittente trasmetterà in inglese, in arabo classico e in «arabo sudanese». Porte aperte nel doppio container
a chiunque porti messaggi di riconciliazione. Il palinsesto è pronto: il programma di punta si chiama, manco a dirlo, «journeys of peace», viaggi di pace. (E.B.)
da Avvenire 9 febbraio 2007

sabato, febbraio 10, 2007

Radio Ticino compie 30 anni

PAVIA Compie 30 anni Radio Ticino Pavia e per il futuro l’emittente diocesana si propone di dare sempre più voce al territorio e ai cittadini. Nata il 13 febbraio 1977 per diffondere prevalentemente le messe e le cerimonie religiose dal Duomo e dalle altre chiese del capoluogo, negli ultimi mesi RTP è stata protagonista di un rilancio editoriale che ha già riscosso notevoli risultati di audience e gradimento. Pur restando fedele alla sua identità cattolica, Radio Ticino è diventata sempre più un’emittente di servizio con notiziari, trasmissioni e programmi in diretta per raccontare e approfondire l’attualità di tutta la provincia. Una missione resa necessaria anche dal panorama editoriale locale: RTP è l’unica emittente di Pavia ancora operativa, dopo la chiusura di tutte le altre radio commerciali, ed è tra le poche realtà (sei in tutto) ancora accese a livello provinciale. E anche gli ascoltatori sono cresciuti, circa 16mila di tutte le fasce d’età e un crescente inter esse da parte delle istituzioni: "Siamo una radio comunitaria e continueremo a dare voce a tutti – spiega don Franco Tassone, direttore dal luglio 2005 anche del settimanale diocesano Il Ticino -. Il pubblico ha dimostrato di gradire molto questa nuova formula che ci permette di essere davvero al fianco di chi ci ascolta con un’informazione giornalistica puntuale e precisa". E per il futuro si preannunciano importanti novità: una sinergia sempre più efficace con il settimanale e il portale di informazione diocesana e, in occasione della prossima visita del Papa in provincia di Pavia, una serie di tramissioni e approfondimenti e una lunga maratona in diretta al seguito di Benedetto XVI. (Claudio Micalizio)

da Avvenire 11 febbraio 2007